Il percorso di
Aquositas, il circuito delle terre d'Acqua, tocca nel mese di luglio
molti fiumi del Veneto.Fra questi il Monticano, lungo il quale i
comunicatori e i giornalisti della rete dei Borghi Europei del Gusto,
stanno costruendo un itinerario del gusto.
Il Monticano
attraversa Conegliano, dove il "canale Refosso" lo metteva
in collegamento con il torrente Ruio.
Siamo entrati in
punta dei piedi nella pasticceria caffetteria Dolce Caffè in via
Lourdes. Un buon caffè (firmato da Lazzarin Cafè di Susegana ), un
croissant alla crema da leccarsi letteralmente i baffi.
Dolce Caffè innova
il tradizionale modo di gustare dolci, pasticcini, e caffè
all’interno di uno spazio dal design minimal e contemporaneo, con
uno stile informale, ricercato e adatto alle moderne esigenze. Il
locale è affacciato su via Lourdes, appena fuori dal centro storico
e dispone anche di un giardino estivo lungo uno dei piccoli fiumi che
attraversano Conegliano, dove è un piacere prendere il fresco
d’estate. La qualità e la maestria nell’arte della pasticceria
sono garantite dall’esperienza. Il Dolce Caffè ha aperto da
qualche anno, ma è legato alla famiglia che gestisce l’Alpago ,
una delle pasticcerie storiche e più rinomate della città del Cima.
La specialità della
caffetteria sono naturalmente le paste, i pasticcini, le torte
preparate per le diverse occasioni (compleanni, anniversari, feste di
laurea, addii al celibato e al nubilato, matrimoni), i semifreddi e i
dolci tradizionali, come panettoni artigianali, colombe, uova
pasquali e focacce. Un vero must sono le colazioni in grado di dare
il perfetto buongiorno in qualsiasi giornata. Inoltre al Dolce Caffè
si possono gustare anche aperitivi a base di prosecco, spritz, e
drink della casa da accompagnare, oltre che con il dolce, anche con
il salato di pizzette, patatine, tramezzini.
Passa il tempo,
scorrono le ore e una sosta all'Antica Trattoria Piave di Piazza
Sant'Antonio, è uno dei riti ai quali piacevolmente non ci
sottraiamo. Un'onda di cicchetti alla veneta, ben innaffiati da vini
generosi e una cucina da sempre casalinga, rappresentano per davvero
il meglio di questa osteria di sempre.
Tutti i giorni in
base alle stagioni potrete provare, sia al banco sia a tavola, una
selezione dei cicchetti: frittura di pesce, sarde in saor, polenta e
baccalà alla vicentina, polenta e musetto, polpette fritte e/o in
umido, ecc. Tutti i giorni a pranzo dal lunedi al venerdi è
possibile gustare alcuni piatti veneti tra i quali pasta e fagioli,
bollito, baccalà, trippe .
I ricordi della
piena del Monticano, la vecchia caserma dei vigili del fuoco, i
luoghi della nostra infanzia : tutto sembra suggerire un ritorno
all'antico.
L'osteria come luogo
dei nostri desideri, una sorta di tempio laico, ove si discute si
parla si comunica, al di fuori delle uggiose abitudini di una società
inamidata.
Ma corriamo per un
attimo verso la Chiesa di San Martino.
La chiesa dei Santi
Martino e Rosa (in veneto locale Cesa de San Martin) è un edificio
sacro di Conegliano, situato nel piazzale omonimo, con la facciata
rivolta verso il Monticano.
Luogo sacro di
antica origine, già presente nella prima metà del XIV secolo legata
a un monastero, la Chiesa di San Martino è stata ricostruita per
volontà della comunità dei frati domenicani tra 1674 e 1730, quando
assunse l'aspetto che ancora oggi la caratterizza.
Due episodi
interessarono la chiesa nel primo Novecento: il primo riguarda la non
realizzazione della facciata che l'architetto Vincenzo Rinaldo,
autore della facciata della Chiesa dei Santi Rocco e Domenico, era
impegnato a progettare, cosicché il prospetto principale restò
disadorno; il secondo episodio invece segna la storia della chiesa in
modo irreversibile: durante i bombardamenti della Grande Guerra
l'edificio venne colpito in molte sue parti, cosicché la parrocchia
dovette attivarsi nella ristrutturazione dell'edificio nella sua
totalità.
Oggi la Chiesa dei
Santi Martino e Rosa si incontra, maestosa, nella piazza omonima,
dopo aver passato il ponte sul Monticano, fiume verso il quale la
chiesa guarda.
Dal 1921 è retta
dai Giuseppini del Murialdo, il primo ordine religioso che vi entrò
dopo che Napoleone aveva fatto chiudere il convento nel 1806.
Nel piazzale vi è
uno dei maestri (a parer nostro e dei coneglianesi), della norcineria
veneta. Eugenio Montagner, nella sua salumeria macelleria, propone da
anni il meglio delle carni venete, aiutato ormai dalla seconda
generazione di famiglia ( il figlio Nicolò). Cresciuto negli anni
con il semplice passaparola e la stima dei consumatori,Eugenio ha
'popolato' la sua bottega di sopresse deliziose.
Le soppresse, così
come musetti, salami e altri insaccati, venivano preparati presso le
famiglie contadine dall’esperto del luogo. Dopo l’uccisione del
maiale si provvedeva alla lavorazione della carne e alla preparazione
dei vari prodotti. Era quello un periodo di intenso lavoro
comunitario ma anche di grande festa e abbondanza. Vari documenti
testimoniano che già nel 1800 tali prodotti venivano appesi per 8-10
giorni nelle cucine in presenza di un braciere acceso, allo scopo di
asciugare il prodotto fresco. Dopo questo breve periodo essi venivano
posti in cantina o in un sottoscala fresco e sterrato per la
conservazione.
La stagionatura fa
assumere esternamente alla soprèssa il colore prima biancastro e poi
grigio-marrone scuro della muffa di cui si ricopre. Al taglio, la
carne appare di colore rosso tendente al rosaceo, con la
caratteristica irregolare marezzatura bianca dovuta alla componente
di grasso che avvolge la parte proteica.
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