Borghi d'Europa ha organizzato la
presentazione dei programmi 2023 del progetto L'Europa delle scienze e
della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica,Forum
Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico
jonica), a Roma, presso il ristorante pinseria Abitudini e Follie.
In
pieno quartiere universitario, zona Piazza Bologna/Policlinico, è nato
Abitudini & Follie, un locale moderno, poliedrico ed accogliente,
dove mangiare e bere bene in ogni momento della giornata.
Il
ristorante si trova in zona Piazza Bologna/Policlinico, ed è un locale
moderno, poliedrico ed accogliente, dove mangiare e bere bene in ogni
momento della giornata.
“Siamo un
tipico locale storico che io e Gianluca abbiamo aggiornato in chiave
moderna, mantenendo però la cucina tipica romana – ci dice Francesca, una
dei due titolari -, facendone un originale coffee bar, un locale
piacevole per pause dessert con un accogliente open pace per un
aperitivo o una degustazione di vini. Nel locale un piatto di cui non
possiamo non parlare e la “cacio e pepe” rivisitata con gamberi rosa e
lime,, ma è molto popolare anche la Pinsa con un impasto di 3 farine:
soia frumentò e riso, ed una lievitazione di più di 48 ore, farcita
anche qui con piatti tipici romani. Abbiamo poi una proposta di Street
Food chiamata “Saccoccia romana.”
In questo contesto si tiene la conferenza stampa , che prevede, fra gli altri temi, anche la degustazione dei salumi equini di Giovanni Coppiello ( gli sfilacci e la bresaola) in uno dei piatti 'storici ' della Capitale : la pinsa romana.
L’azienda
Coppiello Giovanni ha una lunga storia fatta di passione e ragione.
Passione per il proprio lavoro. Passione per selezionare i tagli
migliori di carne equina scegliendo personalmente quelli di prima scelta
di puledro o di cavallo adulto.
“La
nostra Bresaola- oserva Barbara Coppiello-, è prodotta con carne equina
magra di prima scelta e lavorata con tutta l’attenzione e la sapienza
di chi sa unire tradizione e nuove tecnologie di produzione. Tagli
selezionati di cavallo che dopo la lavorazione sostano per circa un mese
nelle efficienti stagionature dell’azienda. È così che viene assicurata
una carne che merita il titolo di “eccellente” e solo dopo aver
“dormito” per un mese le bresaole diventano un piacere per il palato.”
Gli
sfilacci di carne di cavallo rappresentano “la punta di diamante” della
produzione di Giovanni Coppiello. Con arte e passione ha saputo unire
un’antica ricetta del proprio paese con la conoscenza delle nuove
tecnologie di preparazione. Per far scoprire così un piatto unico dai
pregi infiniti: ottimo antipasto, o intingolo per condire paste bucate,
oppure un prelibato secondo.
https://www.coppiello.it/avete-mai-assaggiato-la-bresaola-equina
LA PINSA ROMANA
Un alimento moderno, dalle radici antiche
Si
tratta di una preparazione diventata famosa da poco tempo, ma che vanta
origini antichissime. Risale niente meno che alle “mense” degli antichi
romani, di cui parla Virgilio, dicendo che Enea, appena arrivato nel
Lazio, fu costretto dalla fame a cibarsi delle mense.
Queste
erano dischi di pasta di pane non (o pochissimo) lievitato, che
servivano, come piatto ai soldati al campo o anche, nel periodo
imperiale, come vassoi per mangiare, distesi sul triclinio,
particolarmente i cibi sugosi. Questi “piatti” venivano poi dati da
mangiare agli schiavi.
Col passare del
tempo, queste mense vennero usate anche come “street food” per mangiare
quando si era fuori casa e divennero sempre più lievitate e quindi
adatte ad essere degustate, assieme ai cibi che vi si poneva sopra.
Ancor
oggi si riscontrano precise eredità gastronomiche a questi usi, non
solo nella Pizza Napoletana e nella Pisa Romana, ma anche nelle Piadine
Romagnole e le Tigelle in uso fra Modena e Bologna ed in tanti cibi
tradizionali di quasi tutte le regioni d’Italia.
Le
caratteristiche che distinguono la Pinsa Romana dalla Pizza Napoletana,
sono innanzi tutto le dimensioni più ridotte e la forma ad elisse della
prima, che predilige l’uso di nuove farine e cereali, come il kamut, ma
anche orzo, farro e miglio soia e riso, e l'aggiunta di erbe aromatiche
selvatiche.
La Pinsa prevede un
apporto maggiore di acqua, e una percentuale più bassa di lievito,
risultando così più digeribile e meno calorica, grazie anche alle lunghe
lievitazioni (minimo 24 ore), all’alta idratazione dell'impasto (80% di
acqua), al mix di farine, alla presenza di lievito madre, all'assenza
di grasso animale ed all'impiego di una quantità limitata di olio. La
morbidezza dell'interno della pinsa è frutto soprattutto della farina di
riso, a cui spetta il compito di "fissare" l'acqua versata nell'impasto
durante la cottura.
Un cibo dunque
dalle caratteristiche assai interessanti, che merita di essere
degustato, assieme agli alimenti che la nostra fantasia ci suggerirà di
porci sopra.
Gianluigi Pagano