venerdì 24 giugno 2022

Borghi d'Europa a Roma ad Abitudini e Follie : i salumi equini di Giovanni Coppiello nella pinsa romana

 

Borghi d'Europa ha organizzato la presentazione dei programmi 2023 del progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica), a Roma, presso il ristorante pinseria Abitudini e Follie.


In pieno quartiere universitario, zona Piazza Bologna/Policlinico, è nato Abitudini & Follie, un locale moderno, poliedrico ed accogliente, dove mangiare e bere bene in ogni momento della giornata.

Il ristorante si trova in zona Piazza Bologna/Policlinico, ed è un locale moderno, poliedrico ed accogliente, dove mangiare e bere bene in ogni momento della giornata.

“Siamo un tipico locale storico che io e Gianluca abbiamo aggiornato in chiave moderna, mantenendo però la cucina tipica romana – ci dice Francesca, una dei due titolari -, facendone un originale coffee bar, un locale piacevole per pause dessert con un accogliente open pace per un aperitivo o una degustazione di vini. Nel locale un piatto di cui non possiamo non parlare e la “cacio e pepe” rivisitata con gamberi rosa e lime,, ma è molto popolare anche la Pinsa con un impasto di 3 farine: soia frumentò e riso, ed una lievitazione di più di 48 ore, farcita anche qui con piatti tipici romani. Abbiamo poi una proposta di Street Food chiamata “Saccoccia romana.”


In questo contesto si tiene la conferenza stampa , che prevede, fra gli altri temi, anche la degustazione dei salumi equini di Giovanni Coppiello ( gli sfilacci e la bresaola) in uno dei piatti 'storici ' della Capitale : la pinsa romana.




L’azienda Coppiello Giovanni ha una lunga storia fatta di passione e ragione. Passione per il proprio lavoro. Passione per selezionare i tagli migliori di carne equina scegliendo personalmente quelli di prima scelta di puledro o di cavallo adulto.


“La nostra Bresaola- oserva Barbara Coppiello-, è prodotta con carne equina magra di prima scelta e lavorata con tutta l’attenzione e la sapienza di chi sa unire tradizione e nuove tecnologie di produzione. Tagli selezionati di cavallo che dopo la lavorazione sostano per circa un mese nelle efficienti stagionature dell’azienda. È così che viene assicurata una carne che merita il titolo di “eccellente” e solo dopo aver “dormito” per un mese le bresaole diventano un piacere per il palato.”


Gli sfilacci di carne di cavallo rappresentano “la punta di diamante” della produzione di Giovanni Coppiello. Con arte e passione ha saputo unire un’antica ricetta del proprio paese con la conoscenza delle nuove tecnologie di preparazione. Per far scoprire così un piatto unico dai pregi infiniti: ottimo antipasto, o intingolo per condire paste bucate, oppure un prelibato secondo.


https://www.coppiello.it/avete-mai-assaggiato-la-bresaola-equina



LA PINSA ROMANA

Un alimento moderno, dalle radici antiche

Si tratta di una preparazione diventata famosa da poco tempo, ma che vanta origini antichissime. Risale niente meno che alle “mense” degli antichi romani, di cui parla Virgilio, dicendo che Enea, appena arrivato nel Lazio, fu costretto dalla fame a cibarsi delle mense.

Queste erano dischi di pasta di pane non (o pochissimo) lievitato, che servivano, come piatto ai soldati al campo o anche, nel periodo imperiale, come vassoi per mangiare, distesi sul triclinio, particolarmente i cibi sugosi. Questi “piatti” venivano poi dati da mangiare agli schiavi.

Col passare del tempo, queste mense vennero usate anche come “street food” per mangiare quando si era fuori casa e divennero sempre più lievitate e quindi adatte ad essere degustate, assieme ai cibi che vi si poneva sopra.

Ancor oggi si riscontrano precise eredità gastronomiche a questi usi, non solo nella Pizza Napoletana e nella Pisa Romana, ma anche nelle Piadine Romagnole e le Tigelle in uso fra Modena e Bologna ed in tanti cibi tradizionali di quasi tutte le regioni d’Italia.

Le caratteristiche che distinguono la Pinsa Romana dalla Pizza Napoletana, sono innanzi tutto le dimensioni più ridotte e la forma ad elisse della prima, che predilige l’uso di nuove farine e cereali, come il kamut, ma anche orzo, farro e miglio soia e riso, e l'aggiunta di erbe aromatiche selvatiche.

La Pinsa prevede un apporto maggiore di acqua, e una percentuale più bassa di lievito, risultando così più digeribile e meno calorica, grazie anche alle lunghe lievitazioni (minimo 24 ore), all’alta idratazione dell'impasto (80% di acqua), al mix di farine, alla presenza di lievito madre, all'assenza di grasso animale ed all'impiego di una quantità limitata di olio. La morbidezza dell'interno della pinsa è frutto soprattutto della farina di riso, a cui spetta il compito di "fissare" l'acqua versata nell'impasto durante la cottura.

Un cibo dunque dalle caratteristiche assai interessanti, che merita di essere degustato, assieme agli alimenti che la nostra fantasia ci suggerirà di porci sopra. 




Gianluigi Pagano

martedì 14 giugno 2022

Piazza dei Signori a Padova : dall'Antico Forno alla storia


 



«riguarda sopra bellissima piazza, la quale è chiamata della Signoria. Questa ha pavimento in pietra cotta, serve per teatro degli spettacoli pubblici di giostre, e tornaementi. & circondata da altissime e bellissime fabbriche di case»

(Angelo Portenari, Della Felicità di Padova, 1623)


"Piazza dei Signori o Piazza della Signoria è una delle numerose piazze che caratterizzano il centro storico della città di Padova. Fu per secoli teatro di celebrazioni civiche, di tornei e spazio di rappresentanza della città rispetto alle più grandi piazze delle Erbe e della Frutta che ebbero maggiori propensioni commerciali. La piazza è dominata dalla celebre Torre dell'Orologio. "



Spesso sono seduto alla pasticceria Antico Forno in piazza Signoria, per sorseggiare un ottimo caffè,accompagnato da un croissant delizioso. Mi sono chiesto dove stà il segreto della bontà artigianale di Antico Forno . Giuseppe,il nume tutelare del luogo è stato lapidario : " il segreto?

Il livello qualitativo degli ingredienti e la rigorosa lavorazione, frutto di un mix di tradizione e innovazione'.

Meglio non poteva iniziare il tour de La Via delle Buone Cose, di veronelliana memoria

La piazza verso San Clemente


La Storia

La piazza nacque nel XIV secolo con la demolizione di un antico quartiere che si estendeva davanti al sagrato della chiesa di San Clemente, frutto di quelle risistemazioni urbane promosse da Ubertino Da Carrara. L'apertura della piazza fu pensata per dare importanza alla torre d'accesso di levante della Reggia che si andava costruendo. Per la particolare conformazione divenne naturale teatro di tornei e di castelli d'amore. Secondo la tradizione fu proprio dai "signori" Carraresi che la piazza trasse il nome. La guerra tra i principi Carraresi e i Visconti alla fine del Trecento danneggiò la piazza e gli edifici tanto che venne definita per un periodo "della Desolazione"; negli anni '20 del Quattrocento i veneziani avviarono un'opera di recupero dello spazio che divenne principale quinta della liturgia civica: per i tornei, le giostre, le battaglie, i corteggi, i concerti e le feste musicali divenne "Piazza dei Trionfi" e di nuovo "Piazza della Signoria". In occasioni di feste dei santi patroni e in visite ufficiali veniva allestita con architetture effimere. Al giovedì grasso si teneva una grande caccia al toro. Il 17 luglio era sede dei grandi festeggiamenti per ricordare la riconquista di Padova da parte della Dominante, nel 1509. In seguito ad un discorso di Padre Alessandro Gavazzi, il 9 maggio 1848 divenne "Piazza Pio IX", cuore dei movimenti popolari anti austriaci. Divenne poi "Piazza Unità d'Italia" per tornare all'originaria denominazione in epoca fascista.


Anticamente la piazza era pavimentata da cotto disposto a spina di pesce, poi via via sostituito a partire dal XVIII secolo da lastre di trachite euganea.


Nella piazza, all'altezza dell'imbocco della stra' del pozzetto (attuale via Nazario Sauro) sino al 1785 si trovava un pozzo monumentale, adornato con colonne marmoree e palle di cannone. Fu spianato nel 1785 e chiuso da un sigillo - ancora visibile - per motivi di decoro. La vera fu poi utilizzata per ingentilire il pozzo di Piazza delle Erbe, il resto fu tutto venduto col guadagno di 50 ducati.


La piazza oggi ospita al mattino parte del mercato cittadino, ma un tempo era riservata al solo passeggio e alla discussione.

Borghi d'Europa l'ha inserita nel progetto La Piazza dell'Informazione.

La piazza nel '700

La piazza ha forma rettangolare. Le case che la circondano - di varie epoche e stili - sorgono per la maggior parte su portici dei secoli XIV e XV. Alcune recano ancora decorazioni medievali e rinascimentali.



A ponente domina la Torre dell'Orologio affiancata dai simmetrici palazzi del Capitanio e dei Camerlenghi opere del secolo XVI e XVII di gusto manierista. Due nicchie, una sul palazzo di destra e una su quello di sinistra ospitano i busti di San Prosdocimo e Sant'Antonio: le due opere in pietra di Nanto furono murate nelle loro nicchie durante le ventate anticlericali dell'occupazione napoleonica e riemersero con i restauri degli anni '90 del XIX. Sant'Antonio recava ancora due beffardi baffi tracciati con un carboncino nero, a dileggio dell'immagine sacra.

Sul selciato si innalza a sinistra la Colonna Marciana: risalente alla metà del Settecento, è un monumento composto da pezzi più antichi, tra cui la marmorea colonna e capitello di età romana che venne rinvenuta nel 1764 nei pressi della chiesa di San Marco e fu collocata nella sua posizione attuale nel 1787 dal Rettore Catarino Corner[1]. Il leone di San Marco è opera (1870) di Natale Sanavio (1827-1905) a sostituzione di quello distrutto dalle truppe francesi nel 1797. Il pennone reggi vessillo dirimpetto ha base marmorea risalente al Cinquecento, ricca di decorazioni e altorilievi. Le formelle marmoree ai quattro lati raffigurano le virtù cardinali. L'attuale posizione risale alla seconda metà del Settecento. Sul primo gradino verso ponente è inciso il brazzo padovano corrispondente a 64 centimetri. Poco distante dal pennone, sul bordo della strada in prossimità al portico dove stava la bottega del caffè "Genio", sta un'altra curiosa incisione: "Una lira (lo strumento musicale), le iniziali P.G. e la data 15.07.81". D'estate, nella veranda del caffè, si sedevano le mamme con le figlie alla ricerca di un buon partito. Tra i tanti bei ragazzi in passeggiata davanti al caffè, si fece notare un ricco ed elegante giovane di provincia che portava una cravatta su cui era appuntata una spilla a forma di "lira". I primi di luglio del 1891 il giovane smarrì la spilla durante il passeggio senza ritrovarla più. Il 15 luglio tornò in città e rifacendo lo stesso percorso ritrovò la sua spilla su una pietra del selciato. Decise così di far incidere sulla pietra l'oggetto la lui tanto caro, le sue iniziali e la data del ritrovamento.

La memoria della spilla ritrovata

A levante sta l'antica chiesa di San Clemente affiancata da case medievali. Su quella di destra è collocata una lapide che ricorda il “grave et atroce delitto commesso da diversi sbirri" li avvenuto il 15 febbraio 1722 contro alcuni studenti universitari; i colpevoli furono “condannati al patibolo della forca, alla galera e all'oscuro carcere” secondo quanto riportato nella lastra.

A meridione, verso la Cattedrale, spicca imponente la lombardesca Loggia del Consiglio affiancata dalla stretta "casa del boia" in gran parte ricostruita con il vicino palazzo Foscari dopo essere stata colpita da un ordigno nella seconda guerra mondiale. Poco distante, una curiosa iscrizione ottocentesca invita a tenere pulita la piazza.

A settentrione interessanti case medievali tra cui spicca la gotica palazzina Molin dove abitò Lina Merlin. In una delle colonne che reggono il portico verso Piazza della Frutta è incisa una popolaresca "memoria" dello scoperchiamento del Palazzo della Ragione avvenuto a causa di un turbine nel 1756. Sul selciato è visibile il tombino del pozzo spianato nel 1785.


 

sabato 4 giugno 2022

Eurosostenibilità- L'attività di lobbyng e la finanza etica - L'impegno di Laura Panizutti, consulente finanziaria e patrimoniale e il mondo dell'informazione

 


 

 




Il progetto Eurosostenibilità affronta nel 2022 i temi della sostenibilità nel mondo della finanza.

Partner di informazione di Borghi d'Europa in questo viaggio è la consulente finanziaria e patrimoniale Laura Panizutti.


Il mondo della finanza speculativa esercita pressioni notevoli sul mondo politico e istituzionale, per realizzare i propri obiettivi.

Un gruppo di pressione (in inglese lobby è un gruppo organizzato di persone o di aziende che cerca di influenzare con varie strategie dall'esterno le istituzioni per favorire particolari interessi, la cui influenza può far leva su elementi immateriali, come il prestigio di cui il gruppo gode, o su elementi materiali, come il denaro di cui dispone.


In genere vi sono ditte professioniste specializzate nell'offrire servizi di lobbying, che possono svolgersi con diverse modalità, non sempre trasparenti o legali (ad esempio la corruzione, il Traffico di influenze illecite) soprattutto negli Stati dove non vi è nessuna regolamentazione specifica, che vanno da contatti diretti con personale istituzionale a campagne propagandistiche attraverso i media, all'organizzazione di congressi scientifici, ecc. .

Il termine inglese lobby significa propriamente «loggia» (nel senso di «tribuna [parlamentare riservata al pubblico). La modalità di azione con cui esso si inserisce, esercitando la propria pressione sul sistema politico, viene denominata lobbying.

Si giunge addirittura a richiedere di includere il nucleare o alkcuni investimenti

nei combustibili fossili tra le attività da ritenere 'sostenibili'.

Il mondo della finanza etica si batte invece per le attività di sensibilizzaione

dal basso delle persone e delle comunità "... per rendere comprensibili gli impatti negativi di una finanza tutta orientata alla massimizzazione dei profitti nel brevissimo periodo. È inoltre in prima fila per chiedere una tassa sulle transazioni finanziarie; la separazione tra banche commerciali e banche d'investimento; un serio contrasto ai paradisi fiscali; un limite all'uso dei derivati etc ".


Il gruppo di interesse si attiva in modo da esercitare influenza sulle decisioni dei decisori pubblici, siano essi i rappresentanti del potere legislativo, dell'esecutivo, delle Authority e degli enti di controllo o della funzione di implementazione realizzata dalla pubblica amministrazione.


Il termine lobby viene usato anche per indicare gruppi e organizzazioni legati tra loro dalla volontà di esercitare l'influenza a favore dell'interesse particolare presso le istituzioni legislative, politiche ed amministrative chiamate ad individuare l'interesse generale e a legiferare in merito ad esso. In Europa questo processo si verifica presso la Commissione che ha sede a Bruxelles, e in misura minore presso il Parlamento, che ha sede a Strasburgo; negli USA la pressione si esercita sul Congresso di Washington, ma anche sui vertici dell'esecutivo, guidato dal Presidente degli Stati Uniti.


Il lobbying - come libero mercato dei gruppi di pressione organizzati, in competizione pura e perfetta per ottenere accoglimento dell'interesse rappresentato presso il decisore politico - è una modalità che si verifica all'interno di sistemi politici di tipo liberaldemocratico, come gli Stati Uniti, in cui la società civile rileva un tasso maggiore di articolazione degli interessi e una migliore capacità di aggregazione degli stessi, mentre il sistema politico manifesta una minore capacità generale di intervento dentro ai subsistemi sociali ed economici. Il lobbying in questo senso nasce all'interno di una cornice di stato minimale e di una maggiore attivazione della società civile organizzata. Al contrario, modelli alternativi di rappresentanza degli interessi, come il neo-corporativismo, connotano i sistemi politici con uno stato, etico, intensivamente inserito nella regolazione di economia e società - come accade nei sistemi politici europei continentali (i.e. Germania) - e un subsistema sociale ed economico meno articolato, in cui si stagliano pochi, qualificati gruppi di pressione, inclusi dall'esecutivo nella determinazione di un limitato numero di politiche pubbliche (economia, lavoro, fiscalità).