Lo andiamo ripetendo da tempo.Ci sono due tipologie di giornalisti.
Quelli del computer (per altro strumento, 'dopo', insostituibile di lavoro) e del telefono cellulare e quelli che, secondo una antica lectio dello storico direttore del Cagnan, Remigio Forcon, consumano le suole delle scarpe ( e, aggiungiamo noi, anche le gomme di vecchie automobili poco di moda!).
Sicuramente apparteniamo alla seconda categoria dello spirito e del .... consumo gommoso.
Così quando abbiamo degustato il cartizze di casa Garbara al ristorante Salis, non abbiamo resistito ed eccoci di fronte a Mirco Grotto.
Un passato , recente (vista l'età), di dirgente d'azienda, la 'fuga' dal mondo dell'industria, per rituffarsi nell'azienda di papà Ambrogio e respirare un'altra aria e un'altra vita.
Siamo a Santo Stefano di Valdobbiadene e l'azienda di Mirco (piccolissima),'occupa' una delle porzioni di collina ( di vetta), più belle della zona del cartizze.
Non voglio qui riaprire l'annosa questione del numero spropositato di bottuglie di cartizze proposte e vendute come tali, rispetto ad un territorio che è un autentico fazzoletto.
Fatti e misfatti della vita,abbonadantemente denunciati e abbondantemente esistenti, in questo italico vezzo di arrangiarsi furbescamente.
Garbara fa pochissime bottiglie e le fa, semplicemente, bene.
Passione, competenza, e , perchè no, idee chiare hanno fatto di questo marchio un autentico segno di eccellenza.
Tra tanti prosecchi di cui celebriamo la indubbian oriogine di.... cantina (non già dal vigneto),spumanti che ti muoiono in bocca e zaffate inesorabili di profumi che spengono le nostre ormai remote voglie di nettari divini, Garbara ci ha restituito il senso di un vino grande,onesto, pulito.
E non è poco.Se così ci permettete.
Altrimenti, va bene lo stesso !
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