venerdì 31 dicembre 2010

A Santo Stefano d'Aveto, l'Hotel Leon d' Oro

 
Salendo verso Santo Stefano d’Aveto è tutto un susseguirsi di parchi e riserve naturali. Dagli undicimila ettari quadrati del Parco naturale regionale dell’Aveto, al versante occidentale del Monte Aiona, che ospita la Riserva naturale statale Agoraie di Sopra e Moggetto si incontrano veri paradisi per gli amanti della natura incontaminata. Chi, invece, fosse alla ricerca di sana montagna troverà a Santo Stefano d’Aveto la sua meta ideale. Un paesaggio che cambia di continuo dai laghetti glaciali alle paludi, dalla vegetazione montana a quella mediterranea, rende questa zona una meta turistica invernale (con splendide piste per lo sci di fondo) ma anche estiva (grazie ai favolosi percorsi da trekking).
All’ombra delle imponenti mura del castello dei Malaspina, è possibile gustare uno dei formaggi più conosciuti della Liguria: il San Stè, prodotto proprio in questa valle dove le famiglie fanno i casari da generazioni. Ma la cittadina si fa sicuramente notare anche per le sue bellezze artistiche. Proprio di fronte al castello Malaspina, si può ammirare lo splendido campanile dell’antica Parrocchiale, mentre la Chiesa conserva sull’altare la “Madonna di Guadalupe”. Secondo l’antica tradizione, un tempo l’opera sarebbe stata appesa all’albero maestro della galera di Andrea Doria.

L'Albergo Leon d'Oro è situato sulla piazza principale del paese e si affaccia sulle più alte vette dell'Appennino Ligure.
Recentemente ristrutturato offre il calore dell'ospitalità di montagna in un ambiente accogliente e familiare dove trascorrere vacanze piacevoli e rilassanti.
L'Albergo è dotato di 35 stanze con una stupenda vista e ogni comfort: TV satellitare e per lo più balcone e angolo lettura.
L'ambiente concorre a introdurre l'ospite in un'atmosfera delicata, piacevolmente intima e familiare. L'Hotel ristorante Leon d'Oro è frequentato da quanti amano trascorrere ore liete fra i sapori antichi di una cucina raffinata, "coccolati" da un servizio attento e puntuale. 



All' HOSTELLERIE DE LA POMME COURONNEE

Locale rustico-elegante con una particolarità: L'originale menù molto ricercato, presenta piatti in cui la mela è sempre integrata e presente nelle varie forme (mousse, cotta, cruda...) ma tutto in modo piacevole, senza monotonia per il palato.Buona la scelta dei vini. Le mele sono di produzione propria, ed all'interno del locale si trova anche un piccolo shop, dove si possono acquistare prodotti della casa a base di mele. http://www.lapommevda.com/ 

Azienda Agricola Agrival s.n.c.
3, Hameau de Resselin, 11020 Gressan (AO)      Tel.: 0165/25.10.10 - Fax: 0165/25.13.98         lapomme@lapommevda.com

Ranzo diventerà borgo europeo del gusto ?

Paese della media Val d’Arroscia, Ranzo si estende nel fondovalle del torrente che ne separa il territorio, ripida e ammantata da folti castagni la parte destra, dolcemente acclive e coltivata a olivi e vigne la sinistra. L’origine del nome è incerta: secondo alcuni anticamente aveva il titolo di “Rantium ad Plebem”; per altri l’origine del nome sarebbe la parola “pancio”, che nel dialetto locale significa “difesa”. Quest’ultima ipotesi sembra convalidata dal fatto che gli abitanti della Val d’Arroscia avessero costruito un sistema di castello, per difendersi dalle frequenti incursioni saracene. Possesso del Marchese Bonifacio del Vasto, Ranzo passò poi al Marchesi di Ceva, Clavesana e Savona, commissionari del castello medioevale di cui oggi restano solo pochi ruderi, i quali già nel 1234 si sottomisero alla Repubblica di Genova. Per tutto il quattrocento Ranzo e la Val d’Arroscia in generale, furono alternativamente sottoposte a Genova e a Milano.

In questa stretta fascia di terra, limitata a nord dalle montagne e in fronte dal mare, la tradizionale attività agricola della olivicoltura è affiancata dalla coltivazione della vite (con produzione di vino bianco denominato “Pigato”). Qui fare vino è considerata impresa “eroica”: sono piccoli vigneti, strappati con fatica dall’uomo alla montagna, situati su magnifiche terrazze livellate metro per metro, ed esposti al dolce calore del sole. Questo patrimonio produttivo è anche in grande valore culturale che deve essere tutelato, pena la perdita di una storia e di una tradizione millenaria.
IN CUCINA
Produzioni alimentari: olio, vino, fiori e piante aromatiche, frutta.
Piatti tipici: coniglio alla ligure, ravioli, buridda, pan frito, lumache.

Soppressata di Calabria



Soppressata di Calabria (DOP)

Paese di origine: Italia
Settore: Preparazioni a base di carne
Zona di produzione: Regione Calabria
Riconoscimento DOP/IGP: Reg. CE n.134/98 (GUCE L. 15/98 del 21.01.1998)


La Soppressata di Calabria (o sopressata) è un insaccato che può fregiarsi del riconoscimento di presidio a Denominazione di Origine Protetta. Si ottiene con carne bianca di maiale tagliata a pezzettoni a cui si unisce pepe nero (a grani) e sale e un tocco di peperoncino.

Preparazione 

Si prepara prendendo le parti migliori della coscia del maiale, tritate e prive di nervi e insaccandole in budello naturale, in particolare bisogna usare il budello proveniente dall'intestino crasso, ben lavato con acqua e limone e messo a mollo. Una volta riempito il budello, viene forato con uno spillo e legato a mano. Il tutto viene poi lasciato asciugare all'aria.
Dopo circa due settimane si sistema sul pavimento un lenzuolo di lino e vi si adagiano le soppressate, le une vicine alle altre, con l'accortezza di lasciare tra esse uno spazio di circa un centimetro. Le soppressate vengono quindi coperte con un altro lenzuolo di lino, al disopra del quale viene poggiato un tavoliere (o un tavolo rigirato). Sul tavoliere vanno posti dei pesi in modo da ottenere quella pressatura che conferisce il nome al salume.
Dopo circa una settimana viene interrotta la pressatura e gli insaccati vengono messi ad asciugare.
Nella fase di asciugatura, della durata di circa due settimane, si usa spesso l'accorgimento di accendere un braciere nelle vicinanze che conferisca al prodotto una leggera affumicatura, nel braciere vengono aggiunte scorze di arance per garantire un'affumicatura aromatica.
Quindi si ripete l'operazione della pressatura (la "soppressa").
Nella fase conclusiva le soppressate vengono lasciate a stagionare per un periodo di cinque-sei mesi.
mirino salsiccia, capocollo, sopressata e pancetta SOPRESSATA CALABRESE NEL MIRINO

Il salame con l'aglio di Berra (Ferrara)

Il salame con l'aglio (in dialetto "salam da l'ai") fa parte, unitamente ai cappelletti (capliti) ed all'anatra (l'anara), delle specialità gastronomiche della cucina berrese.
Citazioni di questo particolare insaccato si possono trovare già su testi del Rinascimento.
Un antico proverbio locale ricorda che: "dal dì ad Sant'Andrè as ciapa al maial pral pè" (dal 30 novembre, giorno di Sant'Andrea, tutti i giorni sono buoni per la macellazione). Ancora oggi in molte case di Berra si confezionano, dopo tale data, i salami con l'aglio, seguendo i tempi e i modi della tradizione tramandata dai norcini.
La stagionatura si protrae per tutta la stagione invernale e solo in primavera il salame è pronto per l'assaggio, la cosiddetta "prova della fetta".
Il salame con l'aglio viene prodotto utilizzando le parti più nobili del maiale quali, ad esempio, il lombo, la spalla, il prosciutto.
Alla coscia vengono poi aggiunti il sale ed una lunga teoria di sapori la cui composizione varia da famiglia a famiglia e a seconda dell'estro del norcino.
Apparentemente simile al confratello mantovano, in realtà il salame berrese se ne discosta per la diversa amalgama delle carni, per la differente pezzatura e per maggior numero di spezie.
Ad ogni modo alla fine, al di là di ogni possibile raffronto, il salame con l'aglio di Berra risulta essere un prodotto di straordinaria e rara bontà, degno di comparire su ogni tavola.
( tratto dal quindicinale "Qui Po", edito da ARNI di Boretto - RE)






SALAME ALL'AGLIO


SALAME ALL'AGLIO

Uno stage televisivo a Kojsko di Brda, grazie a Sapori di Tradizione

Sapori di Tradizione, la società di comunicazione che si occupa a livello internazionale dell'ufficio stampa dei borghi europei del Gusto, ha predisposto un programma annuale di Visite Gustose da parte della stampa internazionale nel Collio Sloveno e nell'Istria Slovena.
Il primo appuntamento si terrà a metà gennaio e porterà il programma televisivo Percorsi del Gusto a conoscere
Brda ed alcune aziende di quel territorio. Il giornalista ed enogastronomo Bruno Sganga condurrà lo stage, che è stato concordato con il delegato dei Borghi Europei del Gusto, Aleksiy Mavric di Kojsko.
Kmetija Mavrič

All'Osteria il Baccalà di Stra,nella Riviera del Brenta

Renzo Lupatin, nel suo eterno peregrinare come 'buona forchetta' dell'Associazione l'Altratavola, non poteva non fare una sosta all'Osteria del Baccalà di Linda, in quel di Stra.
"Il locale, sito nella Riviera del Brenta  è arredato con uno stile che ricorda l'Altoatesino. Molto raccolto, dispone di pochi coperti. Il servizio, secondo la migliore tradizione veneta, è davvero cordiale, gentile e disponibile.Il baccalà viene qui interpretato in  diversi modi . Ho apprezzato anche  i primi ed  i dolci. La carta dei vini è ben costtuita."

Piazza Marconi 58
30030 Strà, Venezia
Tel. +39 049 9801844
Giorno di chiusura: LUNEDÌ e MARTEDÌ

Nero Caffè : una sorpresa a Noventa Padovana !

I giornalisti e i comunicatori dell'Associazione L'Altratavola, in occasione dello stage televisivo della trasmissione 'Percorsi del gusto', condotta dal giornalista enogastronomo Bruno Sganga a Noventa Padovana, hanno visitato
Nero Caffè, snack bar ristorantino sfizioteca, interpretato da Alberto e Marica.

Il locale si presenta luminoso e arredato con sobrietà. Lo stile del servizio è improntato sul dialogo e sulla battuta simpatica, senza tanti fronzoli o 'leccate' inutili.
Si può ben dire che Nero Caffè sia la patria del cicchetto sfizioso, accompagnato da vini d'eccellenza.Ci ha colpiti la serietà delle scelte,che previlegiano cantine di gusto, mai banali.
Nero Caffè è anche ristorantino per pranzi veloci, ma di buona qualità : primi piatti, insalatone,... sorprese oltre i cicchetti, per una sosta informale, ma di sicura efficacia.
Da visitare.
Lison Classico Lison-Pramaggiore D.O.C.
I vini dell'Azienda Agricola Ai Galli di Pramaggiore
sono presenti a Nero Caffè

Al ristorante Zeus di Noventa Padovana uno stage televisivo de l'Altratavola

Antonio, nume tutelare del ristorante Zeus D.o.c di Noventana di Noventa Padovana, ha ospitato in questi giorni uno stage televisivo della trasmissione 'Percorsi del Gusto', condotta dal giornalista enogastronomo Bruno Sganga.
L'evento è servito anche a presentare la nuova iniziativa di informazione dell'Associazione l'Altratavola, 'Zeus in tavola', che 'legherà' in rete, a convivio, ristoranti del Veneto, della Sicilia, della Calabria,dell'Umbria. della Toscana e di altri paesi europei ( Slovenia,Croazia,Polonia,Litiuania) , in particolare la Grecia, paese d'origine di Antonio.
Il ristorante Zeus propone infatti, con grande successo, la cucina greca e mediterranea, secondo uno stile personalizzato che la rende leggera ed appetibile.
"Miele, formaggio, verdure e frutta di stagione e raki, la grappa di Creta: ecco gli ingredienti base della cucina cretese. Salvia, timo e olio d'oliva di prima qualità accompagnano la carne, il pesce e le verdure fresche dall'orto. Per questo la cucina cretese è semplice e saporita, e la freschezza dei singoli ingredienti è più importante di un piatto sofisticato ed esteticamente raffinato", ha ricordato il Presidente de l'Altratavola, Renzo Lupatin, rendendo omaggio alla terra d'origine di Antonio.

Uno stage televisivo a Salis, Cibo & Vino in Santo Stefano di Valdobbiadenee

Gianmaria Geronazzo, giovane nume tutelare del ristorante Salis Cibo&Vino di Santo Stefano di Valdobbiadene, ha festeggiato la nomina a delegato di 'Terre di Salis' (la delegazione della rete di informazione l'Italia del Gusto), con uno stage televisivo della trasmissione 'Percorsi del Gusto', condotta dal giornalista enogastronomo Bruno Sganga.
Un incontro a convivio, per abbinare prosecco & cibi, secondo lo stile del locale, situato nel mezzo delle coltivazioni del vino Cartizze. La sua terrazza è attorniata dai vitigni le cui fragranze e colori consentono a chiunque di sentirsi parte di questa magica atmosfera.Con discrezione, senza distogliervi dall'infatuazione per la natura circostante, Gianmaria vi vizierà con la sua cucina caratteristica fatta di ingredienti genuini sapientemente accostati per riscoprire il gusto naturale di questa terra.
L'esordio con il Superiore Brut di Spumanti Pederiva, " .... dal profumo intenso e fruttato, delicato al sapore e dalla spiccata vivacità, ha perlage fine e persistente. Si accompagna felicemente ai piatti delicati e sottolinea le grandi occasioni ", come ha ricordato con vivacità Mariangela Pederiva.
L'antipasto di sopressa e radicchio trevigiano in agrodolce ha ben prediposto i palati dei giornalisti e dei comunicatori a convivio.
Poi ecco il riso al cartizze, accompagnato dal VALDOBBIADENE SUPERIORE DI CARTIZZE Docg, Spumante Extra dry dell'azienda agricola Garbara di Saccol.
"Vino dal colore giallo paglierino scarico con leggero riflesso verde. La spuma che si forma è abbondante e giustamente evanescente, lasciando nel bicchiere numerose catene regolari di finissime bollicine. Ottimo come aperitivo e con i primi piatti, in particolare di pesce. Va servito fresco alla temperatura di 7-9° C.", ha commentato Mirco Grotto, gran 'patron' della cantina.
Il secondo piatto, coniglio in umido, è stato una gradevole sorpresa : il prosecco tranquillo e il prosecco con il fondo dell'azienda agricola Walter Miotto di Colbertaldo di Vidor, hanno splendidamente sottolineato due felici abbinamenti.Andrea Miotto si è soffermato com competenza e passione sulle qualità dei due vini.
Infine Ely Spagnol e la figlia Elisa hanno presentato i vini dell'azienda agricola Torre Zecchei di Valdobbiadene, che nasce nel 2006 da un connubio di esperienza ventennale, amore per la terra e passione per il proprio lavoro.
Eli, infatti, ha operato fin dal 1986 nell'azienda fondata con il fratello ed ora, a seguito del ricambio
generazionale all’interno della stessa, ha dato vita ad una nuova azienda a conduzione familiare.

Ovviamente è il prosecco il vino di riferimento.
L'incontro si è chiuso con l'assaggio degli squisiti panettoni artigianali di Sandro Facchin, fornaio di Ciano del Montello e delegato de l'Italia del Gusto di quella zona.

DITA VON TEESE TESTIMONIAL DI PERRIER


Dita Von Teese diviene testimonial mondiale di Perrier: a lei infatti è dedicata l’ultima edizione limitata di bottiglie e lattine firmate dalla celebre acqua minerale gassata francese, famosa in tutto il mondo.

Dopo aver dedicato le sue confezioni particolari ad artisti e designer di risonanza internazionale, ora Perrier lega il suo nome a quello di Dita Von Teese, che con la sua immagine glamour personalizza bottiglie e lattine della celebre marca transalpina – conosciuta da sempre come “champagne delle acque minerali”. Perrier e Dita Von Teese: due personalità frizzanti e incredibilmente appassionanti, che non cessano di creare sorpresa, attrattiva e seduzione in tutto il mondo.

Da sempre vedo le immagini delle modelle Perrier presenti nelle vetrine dei caffè più prestigiosi – commenta Dita Von Teese – e da sempre sogno di diventare a mia volta interprete di quelle immagini. Perrier è fresca, sensuale, glamour e chic, e rappresenta tutto ciò a cui anch’io aspiro!”.

Dita Von Teese è la showgirl statunitense considerata la regina incontrastata del burlesque. Fin da bambina ha nutrito un’autentica venerazione per il cinema e i musical in technicolor degli Anni Quaranta, e col tempo ha trasformato se stessa in una vera e propria icona dello stile vintage e sofisticato: pelle bianchissima, labbra rosso scarlatto, acconciature ad alveare, guanti fino al gomito, corsetti e giarrettiere rétro. Erede diretta delle pin-up degli anni del boom, Dita Von Teese incarna oggi in tutto il mondo – da Londra a Parigi, da New York a Tokyo - il mito eterno della seduzione raffinata ed elegante. Di lei è nota la relazione con la rockstar Marilyn Manson, che ha sposato nel 2005. Nel corso della sua carriera artistica internazionale, ha posato per la rivista “Playboy” ed è comparsa sulle più grandi e famose testate di genere fetish. Memorabile la sua presenza come ospite d’onore al Festival di Sanremo 2010.

Perrier è l’acqua minerale gassata più famosa del mondo. Conosciuta da sempre per la straordinaria freschezza delle sue bollicine e per la forma inconfondibile della sua bottiglia, Perrier è oggi presente in 150 Paesi di tutti i continenti. La sua personalità assolutamente unica ha stimolato nel tempo una formidabile produzione creativa nei campi del design, della pubblicità e della comunicazione.

Perrier è distribuita in esclusiva per l’Italia dalla Fratelli Rinaldi Importatori di Bologna (tel. 051 4217811, fax 051 242328, e-mail info@rinaldi.biz, www.rinaldi.biz).





dita von teese

Carpineto, una delle più importanti realtà vitivinicole della Toscana,

La Carpineto, una delle più importanti realtà vitivinicole della Toscana, è formata da quattro Aziende Agricole dislocate nelle zone più vocate alla produzione di vini doc, docg e olio extra vergine d'oliva.
Dalle cantine di Dudda (Greve in Chianti), Gaville (vicino al Villaggio Etrusco), Montepulciano/Chianciano e Gavorrano (Maremma), tutte “arredate” con le più moderne tecnologie, escono vini rossi importanti, di alta qualità come il Chianti Classico, il Super Tuscans, il Rosso e il Nobile di Montepulciano, vini varietali di grande struttura e vini bianchi come il Dogaiolo Bianco.
La storia della Carpineto inizia nel 1967 quando i soci fondatori, Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, si conoscono in Toscana, tutti e due innamorati di questa terra che ha sempre avuto un forte richiamo mondiale per l'arte, i monumenti, i borghi medioevali, le dolci colline che si rincorrono e vigneti dalla grandissima potenzialità nelle diverse aree disseminate un po' su tutto il territorio, dal Chianti al Montalcino, passando per Montepulciano fino giù in Maremma, che danno vini di notevole qualità.
E' soprattutto la passione per il vino che li accomuna fortemente e fa scattare la scintilla di dire “abbiamo esperienze diverse ma affine tra loro, siamo bravi, ce la possiamo fare.
Sacchet, originario della provincia di Belluno, enologo per vocazione e studi alla scuola di enologia a Conegliano, si forma professionalmente in Toscana. Zaccheo, pugliese, nell'azienda di famiglia si è sempre occupato di vino, della coltivazione della vite, della produzione e commercializzazione del vino.

Innamorati del territorio e della vitivinicoltura Toscana, decidono di dar vita ad un ambizioso progetto per la produzione di un Chianti Classico di livello internazionale, rivisitando in chiave moderna tutta la filiera produttiva del Chianti, rimasto fino ad allora troppo tradizionale e legato a vecchi schemi.
L'ambizioso progetto prese forma e sostanza partendo dalla convinzione che quest'antica terra Toscana, ricca di tradizioni, di prodotti tipici e con un forte radicamento enogastronomico, possedesse un enorme potenziale per la produzione di veri grandi vini rossi, con profumi e sapori legati al territorio largamente superiori agli standard del tempo.

I numerosi premi e riconoscimenti, testimoniano la grande qualità e le caratteristiche organolettiche dei vini rossi Carpineto, con un invecchiamento che va dai 6 ai 12 mesi, oltre il limite richiesto dalle regole dei vari disciplinari, sempre affidabili e costanti nel tempo.

Oggi la Carpineto, azienda leader conosciuta in tutto il mondo, produce circa 2 milioni bottiglie, di cui l'80% vendute all'estero in 70 Paesi.







CARPINETO: I GRANDI VINI DI TOSCANA



Dudda, un paesino ameno posto a 367 metri s.l.m. si trova nel cuore del Chianti in Toscana. Questa piccola borgata è una frazione del comune di Greve. La provincia è quella di Firenze, città di levatura mondiale con un territorio e l'intera regione che sono di una bellezza unica. -".... et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni."-. Così ebbe a dire il "grande" Leonardo, gloria immensa ed inimitabile, dell'italico ingegno che nacque in quel dell'aretina Vinci e che peregrinò quasi ovunque lungo la nostra penisola.
Dudda è un borgo se non felice almeno è sereno, così collocato tra il verde rigoglioso dei colli chiantigiani, la vicinanza della Valdarno e della bella Firenze. Qui nei lontani anni'60 hanno preso dimora e creato lavoro i componenti della famiglia Zaccheo provenienti dal "Tacco", con una puntatina o meglio una sosta nel Lazio. Qui in terra di Toscana si sono poi incontrati con un'altra famiglia, quella dei bellunesi Sacchet; e dal loro saperci fare, dalle loro idee e dal loro costrutto è pian piano nato e si è sviluppato il concetto attuale dell'Azienda vitivinicola: "Carpineto". In uno dei libri della "Sacra Bibbia", e vi parliamo dell' "Ecclesiaste", in un suo passo potete così leggere: -"Che vita è quella di chi è privo del vino"-. Già che vita è esser astemi o rimanere sobri quando senza eccedere quindi senza ubriacarsi e predisporsi a malanni gravi, si può godere di cotanto vinello?. Il  successo dei vini "Carpineto" è stato "step by step", e la sua lunga ed inarrestabile marcia è iniziata nei lontani anni '60. Le famiglie Sacchet e Zaccheo hanno visto nel 1967 la realizzazione della prima cantina e un pò alla volta, ricevendo anche importanti premi ed encomi in Italia e all'estero, sono giunti sino ai giorni nostri, entrando anche da vincitori nei mercati locali di ben 70 Paesi del mondo intero. Bravi dunque questi due nuclei familiari, che con audacia iniziale e successiva tenacia hanno raggiunto simili obiettivi e traguardi.
Dalle cantine Carpineto escono ogni anno oltre 2 milioni bottiglie in stragrande maggioranza vendute fuori dal nostro Paese.
Di recente li si è potuti degustare a Milano presso il ristorante: "Il Calabrone". Ottimi vini che trasmettevano i profumi e i sapori della terra chiantigiana. Come si sa i sono i protagonista della tavola e il “Dogaiolo toscano bianco” lo è stato veramente.
Prodotto da uve "Chardonnay", "Grechetto" e "Sauvignon bianco", è fornito di grande aroma e piacevolmente fruttato, corposo e con un'equa acidità. Il "Dogajolo toscano rosso" è invece quasi tutto derivato dal Sangiovese, così morbido, fruttato e ben maturo. La piacevole sorpresa per il palato sono stati "Chianti Classico", il "Rosso di Montepulciano" il "Novello di Toscana", il "Rosato", la "Vernaccia di San Gimignano", il "Vin Santo", Il "Brunello da Montalcino", i vari "Farnito", e diverse categorie di spumanti di rara raffinatezza. Zaccheo e Sacchet producono anche un olio, diremo "sopraffino", o meglio di di ottima qualità e poi un importante grappa. I principali mercati dei loro vini "best sellers", sono nel Regno Unito, in Germania, nella lontana Australia, Svizzera, Stati Uniti d'America, ecc. Telefonando al numero: 055 /8549062 è possibile prenotare un'accurata visita alla proprietà di Dudda a scopo didattico e non solo. Un'ultima citazione di San Paolo di Tarso: "L'uso moderato del vino giova alla salute"-. Noi siamo perfettamente d'accordo, dunque "evviva il buon vino".

giovedì 30 dicembre 2010

I VINI CARPINETO DALLE TERRE DEL CHIANTI IN TUTTO IL MONDO

Nella bella e verdeggiante Toscana, e precisamente nella provincia dell'ammaliante città cosmopolita di Firenze, in quella "microregione" denominata: Chianti o sarebbe meglio dire: "Chiantishire" per via della preponderante presenza di coloni  e migranti di lusso che perlopiù si esprimono nella lingua della "perfida Albione" (n.d.r.: L'Inghilterra), od anche di altri paesi del nostro vecchio continente e al di fuori di esso, esiste ed opera la Carpineto, un'Azienda vitivinicola di prim'ordine, che ha sede a Dudda, una piccola frazione di Greve in Chianti, considerata la "capitale" di questa rigogliosa terra, così baciata dal solleone, e che tra i suoi buoni frutti dona quello dei numerosi filari d'uva che grazie al solerte operato dell'uomo e dei suoi più recenti macchinari, si trasforma ..., si tramuta in quel buon vino che gran parte del mondo ci invidia. Qui a Dudda, c'è il "regno" delle due famiglie imprenditrici:la pugliese Zaccheo e la veneta Sacchet, gli artefici della “celebrata” Carpineto, che con la sua ampia produzione di bottiglie contenente il suo eccellente "nettare di Bacco", ha ormai di fatto già conquistato il mondo. Fondata in prossimità di alcune rovine che hanno rappresentato e restano a perenne testimonianza dello splendore dell'antica Roma, e nel corso degli anni del "boom" econonomico, quegli anni'60 oggi così mitizzati, hanno così gettate le basi dell'odierna azienda di fatto conosciuta "everywhere" (n.d.r.: dovunque ..., in ogni dove). Sono al momento ben 70 i Paesi del nostro globo terracqueo dove grazie ad un'adeguata promozione marketing - l'azienda chiantigiana è così "penetrata", portando il suo buon gusto e sopratutto i suoi buoni sapori nei deschi di famiglie diversissime dalle nostre. Giovanni C. Sacchet e Antonio M. Zaccheo, sono i due "pionieri" di questa "bella avventura" giunta sin qui a dieci anni dall'avvento del cosidetto: "terzo millennio". L'annata del vero debutto è stata quella dell'anno 1967 quando fu costruita la prima cantina e fu realizzato il primo impianto tecnico parallelo ai primi loro vigneti. Dal 1984 cominciano ad arrivare i primi riconoscimenti a livello internazionale, ed intanto l'azienda in questione estende i suoi "tentacoli" in altre aree di questa  bella regione. Solo due anni orsono il "tandem": Sacchet & Zaccheo" con la nuova generazione, Antonio e Margherita, hanno lanciato il vino bianco "Dogajolo", che sta avendo un ottimo successo da parte di enologi e giornalisti esperti. Viene fatto con uve "chardonnay", "Grechetto" e "Sauvignon bianco", è fornito di grande aroma e piacevolmente fruttato, corposo e con un'equa acidità. Il "Dogajolo toscano rosso" è invece quasi tutto derivato dal Sangiovese, così morbido, fruttato e ben maturo. Dalle cantine della Carpineto escono anche altri vini, come il "Chianti Classico", il "Rosso di Montepulciano" il "Novello di Toscana", il "Rosato", la "Vernaccia di San Gimignano", Il "Vin Santo", Il "Brunello da Montalcino", i vari "Farnito", e diverse categorie di spumanti. Zaccheo e Sacchet producono anche anche un olio, diremo "sopraffino", o meglio di di ottima qualità. I principali mercati dei loro vini "best sellers", sono nel Regno Unito, in Germania, nella lontana Australia, Svizzera. Stati Uniti d'America, ecc. Telefonando al numero: 055 /8549062 è possibile prenotare  un'accurata visita alla proprietà di Dudda, questo a scopo didattico e non solo. Per altre informazioni collegarsi al loro sito web: www.carpineto.com.

L'olio di oliva calabrese è per davvero ok

Il Prof. White Enologo di grande fama, di origine Americana e trapiantato in Nuova Zelanda condusse uno studio sull'olio calabrese 20 anni fà insieme ai laboratori dell'Università della Calabria. Secondo White l'olio  oliva calabrese è uno dei migliori esistenti sul mercato italiano e della Comunità europea ed è l'unico al mondo a garantire dai rischi di infarto.
La degustazione dell'olio di oliva del Frantoio ed Azienda Agricola Antonino Foderaro (Contrada Cricellini,Cortale, Catanzaro), ha soddisfatto i palati esigenti dei comunicatori e dei giornalisti dell'Associazione L'Altratavola.

Cortale è un comune di 2.313 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria.
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Centro collinare situato nel lametino, faceva parte dell'antico Feudo di Maida. Le sue origini risalgono ai primi anni 1000, il primo villaggio sorse intorno ad un monastero Basiliano. Paese natale del pittore ottocentesco Andrea Cefaly, dell'agronomo Francesco Todaro, del vicepresidente del senato del regno Antonio Cefaly, dell'attore teatrale Gianni Pellegrino e del presentatore radiofonico della Rai, Gianmaurizio Foderaro. Il paese conserva uno dei più antichi centri storici della Calabria, le sue tre e cinque fontane sono tra le più belle d'Italia. Conosciuto in tutto il paese per la pregiata lavorazione della seta, fin dalla coltura del baco.
Cortale è patria di molti musicisti, in particolare è di un cortalese, Francesco Pellegrino, la marcia ufficiale dell'Esercito Italiano, Parata d'Eroi.
La sua collocazione permette la contemporanea vista delle coste del mar Ionio e del mar Tirreno, essendo situato esattamente al centro del punto più stretto della Calabria, una striscia di terra di circa 30 km che divide i due mari.
Cortale è rinomata anche per la produzione del suo speciale fagiolo, per cui è in corso la pratica di riconoscimento del prodotto come De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine).
Cortale inferiore

Il buon pane ( e non solo) di Andy il Fornaioa Pez di Cesiomaggiore

Siamo a Pez di Cesiomaggiore e Mauro Zanella, con la moglie Cinzia, il figlio Andy e i suoi collaboratori,
sfornano ogni giorno il buon pane di montagna, che li ha fatti conoscere anche al di fuori dei confini della provincia di Belluno.
La fantasia e la creatività si uniscono qui all'attenzione quasi maniacale per la pulizia e alla disponibilità culturale
verso i prodotti del territorio, prima fra tutti la farina di mais sponcio.
Nel settore dei dolci da forno tradizione e innovazione riescono qui a sposarsi felicemente, in una gamma di proposte ampia e qualificata.
Il Panificio Andy si trova a Pez, frazione di Cesiomaggiore situata a ridosso di un promontorio sul Piave, a sud del capoluogo. Sede parrocchiale, è dotata di una scuola dell'infanzia statale. Al centro del paese vi è un ampio piazzale con la chiesa dedicata ai santi Pietro e Rocco, poco distante dal centro frazionale la bella chiesa seicentesca detta "della Madonnetta". L'interessante chiesa del Priorato di San Gabriele è stata purtroppo demolita negli anni ottanta dell'ottocento perché diroccata e inutilizzata.

Andy il fornaio

pane 2.jpg

La Latteria di Sedico e il 2010

" Questo 2010 si chiude positivamente - commenta Gianfranco De Bona presidente della Latteria di Sedico-, se teniamo presenti la crisi generale che ha investito l'economia mondiale e il calo dei consumi di formaggi pro capite . La Latteria di Sedico non ha perso clienti : anzi ha incrementato la quota dei consumatori giovani da quando abbiamo introdotto lo yogurt. In generale è diminuita la spesa-base del cliente, pur rimanendo intatta la quantità dei clienti-consumatori."
La Latteria di Sedico è stata fondata nel 1922 e da allora lavora il latte conferito dalle aziende agricole situate nel territorio del comune di Sedico. Il latte di ottima qualità, viene trasformato con sistemi artigianali ottenendo prodotti che riscontrano un notevole apprezzamento tra la clientela (Schiz,Ricotta fresca, Ricotta affumicata a legna morbida o secca,Burro,Mascarpone,Formaggio Gresal,Sedico,Noal,Formaggi speziati,Pressato, Molli da tavola, Caciotta,Magro,Misto capra,Prapavei,Rustego -0437 83717).
La Latteria è stata inserita nel Piano di Informazione Locale della rete di informazione de l'Italia del Gusto. 
    

Via san Felice, 4 - 32036 Sedico (BL)
Telefono
    0437 83717

Fax
    0437 83717

Altitudine
    316

Periodo di apertura
    Annuale

Orari di apertura
    08.00 12.30 - 17.30 19.00

Giorno di riposo
    Sabato Pomeriggio













I prodotti da agricoltura biologica della Dolciaria Deola

A Villa di Villa L'Italia del Gusto 'racconta' da diversi anni i prodotti della Dolciaria Deola.
Deola è un laboratorio bellunese che produce dolci biologici di alta qualità artigianale, cotti in forni a legna. Deola sforna due linee di prodotti certificati ICEA con ingredienti da Agricoltura biologica:- LINEA BIO TRADIZIONALE con zucchero di canna, uova fresche e burro: comprende circa15 tipi di gustosissimi biscotti veramente artigianali, plum cake con uvetta oppure con yogurt, crostatine con confetture di vari gusti, muffin, panettoni, pandoro, focacce dolci e colombe pasquali (controlla le relative schede tecniche sul nostro sito www.deoladolciaria.it).- LINEA BIO SENZA ZUCCHERO SACCAROSIO, SENZA UOVA, SENZA LATTE, BURRO E LIEVITO anche con farina di solo Farro, solo Kamut o solo Riso: sono presenti circa 20 referenze tra biscotti e crostatine con confettura di vari gusti, pensate in particolare per tutti coloro che soffrono di allergie a questi ingredienti ma che comunque desiderano gratificarsi con prodotti sani e gustosi .

Il Mulino Cesa a Villa di Villa di Mel (BL)

Tatiana Cesa da anni partecipa alle iniziative di informazione che la delegazione de l'Italia del Gusto 'Alte Terre' sviluppa in Valbelluna.
Il Mulino Cesa ha sede in Villa di Villa ( paese antichissimo del Comune di Mel, la cui chiesa è abbellita da numerose e pregevoli opere d'arte come quelle del maestro Luigi Cima),  propone la polenta e le farine che l' hanno reso celebre ben oltre i confini locali. Fra le altre vogliamo ricordare  la farina di mais "sponcio", che è una vecchia varietà di mais ad impollinazione libera, coltivato nella provincia di Belluno dall'ottocento. La farina che si ottiene possiede caratteristiche nutritive più elevate grazie anche alla tradizionale tecnica molitoria che assicura la presenza delle più importanti vitamine, sali minerali e lipidi vegetali.
L’area classica di produzione e coltivazione (nel passato e attualmente) è la Val Belluna, ma in maniera più tipica e tradizionale la conca feltrina e soprattutto i Comuni di Cesiomaggiore, Feltre, Fonzaso, Seren del Grappa, Pedavena, Arsiè, San Gregorio nelle Alpi.
Il  Mulino Cesa è specializzato anche negli alimenti per cani e gatti e nella fornitura di animali di corte.


Lo speck e il pastin di casa Sperandio

Troviamo Adriano Sperandio nella sua macelleria di Villa di Villa di Mel, intento a preparare, con meticolosità e passione, i suoi salumi di tradizione. A Canale d'Agordo, di par suo, il fratello Flavio interpreta ugualmente l'arte antica del becher.
La curiosità del gusto ci porta in montagna per assaggiare lo speck artigianale di casa Sperandio e per realizzare
una buona scorta di pastin.
Sullo speck c'è poco da dire. Genuino, tradizionale, dai sapori di un tempo.
Non siamo mai riusciti a carpire ad Adriano e Flavio il segreto della loro personalissima lavorazione.
Il pastìn è invece una pietanza a base di carne tritata alla grossa di maiale e/o manzo, simile alla salsiccia tipicamente veneta, salata e speziata, o piu semplicemente l'impasto del salame appena fatto e non stagionato, tipica del bellunese. Il pastin è inserito nell'elenco dei prodotti tradizionali veneti. Noto fin dal medioevo, è un cibo prevalentemente invernale, ed abbinato alla classica polenta, veniva un tempo consumato al momento dell'abbattimento del maiale. Può essere consumato crudo, spalmato sul pane o alla griglia o può essere parte di ricette più complesse.Tipico e vivamente apprezzato da bellunesi e non, è il famoso panino con pastin e formai (formaggio) alla piastra, classica pietanza servita nelle sagre paesane del bellunese.

'Alte terre' bellunesi nei Borghi Europei del gusto

La delegazione della rete di informazione l'Italia del Gusto 'Alte Terre', ha confermato in questi giorni la propria adesione alla Associazione Internazionale Azione Borggi Europei del Gusto.
La delegazione ha sviluppato nel corso del 2010 una intensa attività che ha portato alla realizzazione della rassegna informativa annuale 'A Tu per Tu con il cielo'. I comunicatori e i giornalisti hanno visitato ed hanno partecipato ad iniziative a Umin e Villabruna di Feltre,Pez di Cesiomaggiore, Mel e Trichiana in Valbelluna.
Il Piano di informazione locale ha 'parlato del Panificio Andy di Pez, della Trattoria Centrale della Macelleria Slongo e della Cantina La Vigna di Villabruna , dell'azienda agricola Pradel di Umin, della Latteria di Sedico,di Carnet Dama e della Casa di Pasta di Santa Giustina, dell'agriturismo Rio Cavalli a Sagrogna di Belluno, della Latteria di Lentiai , della Macelleria Sperandio del Mulino Cesa e della Dolciaria Deola a Villa di Villa di Mel.
In questi giorni un programma di 'viste gustose' costituirà l'ossatura per il programma d'informazione 2011.

Il Natale in Serbia


serbia.jpgIl Natale per i serbi, che sono cristiani ortodossi, arriva due settimane dopo a quello dei cattolici romani. I Serbi non celebrano il Natale il 25 dicembre, ma il 7 gennaio, mentre si celebra Capodanno il 13 gennaio anziché il 31 dicembre. Questo perché i serbi seguono il calendario giuliano, mentre i cattolici seguono il calendario gregoriano.
La riforma gregoriana del calendario è in vigore dal 1582. Ha fatto le correzioni nel calendario giuliano, dieci giorni dal 5 ottobre al 14 sono stati annullati.. Naturalmente, non tutti i paesi cambiato nel corso del calendario gregoriano in quel momento. La Germania, per esempio, non ha accettato il calendario gregoriano fino al 1775, mentre la Bulgaria non lo ha fatto fino al 1917.
I Serbi, come la maggior parte dei popoli, ha accettato ufficialmente il calendario gregoriano, ma tutti i giorni festivi, specialmente di contenuti culturali o religiose, sono state celebrate secondo il calendario giuliano.
Il giorno prima di Natale, il 6 gennaio, i serbi celebrano Badnje Vece. E' necessario preparare la badnjak (Yule log) in anticipo. La vigilia di Natale ha preso il nome dalla pianta badnjak. In realtà badnjak è la quercia più bella giovane che si può trovare nei boschi.
Il 6 gennaio, al mattino, l'abitudine è quella di andare in cerca di badnjak (rami di quercia con foglie). Quando  si trova quella giusta, è necessario tagliarla e portarla fino alla porta della casa e lasciarla lì.
Nei villaggi, dove si possono ancora trovare case con focolari vecchio stile, la consuetudine è che il padre vada fuori a prendere il badnjak sulla porta della loro casa. La madre apre la porta. Entrando, si dovrebbe dire alla madre: "Benvenuta a voi Badnje Vece! ("Christmas Eve")" e prendere la badnjak e metterla sul fuoco del camino per augurare buona fortuna.
L'usanza è anche quello di mettere paglia intorno al fuoco, per simulare la connessione con la terra. Di solito, i serbi mettere monete, noci, mandorle, fichi secchi sulla paglia, tutti i doni per i bambini.
La Vigilia di Natale, la cena è molto interessante.. E 'molto ricco anche se è sempre un pasto senza carne. Simbolicamente il cibo è sempre legato al mondo della morte - fagioli, pesce, fichi secchi, prugne e mele essiccate.
 Alla fine della cena, tutti i resti del cibo dovrebbero essere lasciati sul tavolo e coperti con una tovaglia, fino alla mattina di Natale. La convinzione è che durante la notte gli spiriti dei morti vengono a mangiare il cibo lasciato per loro. In questo modo la vigilia di Natale ha il carattere di festa dei morti.
Prima di andare a letto è molto importante coprire la badnjak con cenere calda in modo che brucerà lentamente fino al mattino seguente.
Nella mattinata del 7 gennaio, Natale, la prima persona che entra nella casa si chiama "polozajnik". Questa persona dovrebbe alimentare il fuoco nel camino e dire quanto segue: "Quante scintille, tante quante le pecore. Quante scintille, quanto molto denaro. Quante scintille, quanta la salute!"
Al Polozajnik viene poi offerta lo "Zito" (bollito di Natale, specialità di grano) e il vino nero. L'ospite si fa il segno della croce e mangia un po’ dello "Zito" e beve vino.
Prima di pranzo, mentre il fuoco sta bruciando, la tradizione è di mettere la carne di maiale o tacchino arrosto a cucinarsi lentamente per la cena di Natale.
Per la prima colazione è l'abitudine di preparare la "cicvara" (un piatto a base di farina, uova, burro e formaggio). Sulla tavola vengono serviti dolci secchi anche piccolo, fichi secchi e la grappa di prugne famoso "sljivovica". Di solito la "sljivovica" servito è fatto in casa ed ha almeno dieci anni! Un'altra usanza è quella di preparare una ciotola in cui è piantato il grano giovane a crescere durante il quarto anno a venire.. Il significato è che dovrebbe essere fertile e che la famiglia avrà fortuna.
Quel momento segna l'inizio di "mirbozenje" (la pace e la riconciliazione). Partecipanti di baciare l'un l'altro nel periodo di Natale dicendo: "Mir Bozji". Se ci fosse qualche dissenso, tutti hanno dimenticato.
l giorno di Natale, il pranzo prenderà il via prima del solito e dura più a lungo. Il menu è molto ricco. In contrasto con la vigilia di Natale che si riferisce alle anime, il Natale si riferisce al culto agricoli

martedì 28 dicembre 2010

La Latteria di Conegliano




La Latteria Soc. Turnaria di Conegliano, meglio conosciuta come Collalbrigo,oggi Latteria di Conegliano, è sorta nel 1934 in cima al piccolo e caratteristico paese di Collalbrigo. Poi è scesa in pianura, ai piedi della collina.
Dal 1948 esercita l’attività di trasformazione del Latte nella sede attuale in Via M.Giunti 18, che si trova ai piedi dei Colli di Conegliano, in provincia di Treviso, a pochi passi dal centro. Ha una produzione annua di circa 1.000.000 litri di latte che vengono tutti trasformati nel caseificio.
La Cooperativa prosegue la lavorazione del Latte con il metodo “tradizionale”, applicando i più moderni sistemi di controllo igienico sanitari che garantiscono il consumatore, offrendo prodotti tipici e di alta qualità.
Informazione è libertà di scegliere per meglio apprezzare in ogni momento la qualità del tipico formaggio Collalbrigo Latte Crudo.
Rintracciabilità vuole dire conoscere tutto il percorso produttivo dell’alimento che stiamo consumando, dalla materia prima al prodotto che hai acquistato. Dall’anno 2005 la rintracciabilità è stata resa obbligatoria : la Latteria di Conegliano l'ha sempre praticata .
Ricordo quando negli anni ’60, al tempo del vecchio casaro, noi scolari delle medie andavamo in visita, ed ero considerato persona conosciuta: come dimenticare i vasi del latte, i contadini che arrivavano con il latte appena munto, il profumo dei ritagli.
La Cooperativa di strada ne ha fatta , ma, per noi, rimane sempre la Latteria di Collalbrigo.

Latteria di Conegliano
Collalbrigo di Conegliano (TV)
Via M. Giunti 18
Tel: 0438 60777 - Fax: 0438 60777
E-mail: info@latteriadiconegliano.it
http://www.latteriadiconegliano.it/


Latteria di Conegliano

Latteria di Conegliano

Il Natale in Romania

La tradizione natalizia romena.
Nella tradizione romena si crede che la Vergine Maria, accompagnata da Giuseppe, cercasse la notte del 24 dicembre un posto dove far nascere il suo bambino. Cercando un letto caldo, si imbatterono nella casa dei vecchi Natale (in romeno Cràciun si Cràciunoaia), ma questi si rifi utarono di aiutarli. Maria, stanca, si nasconde con Giuseppe nella stalla dei vecchi. La padrona di casa sente dei rumori provenienti dalla stalla e va a controllare cosa succede. Vede Maria che partorisce. La vecchia donna è colta da una pietà e bontà enorme vedendo il bimbo Gesù e compie il ruolo di fare da madrina al fi glio di Dio.Quando la vecchia torna a casa, il babbosi arrabbia con lei e in preda di un raptus taglia le mani a sua moglie. Rendendosi conto di cosa ha fatto scappa di casa e la vecchia prepara, cosi come può senza mani, dell’acqua calda per il bimbo. Maria vedendola soff erente le dice di mettere le mani dentro l’acqua calda e di guardarsele poi. Togliendo le mani dall’acqua, la vecchia si rende conto che le mani le sono ricresciute; questa è la ragione per cui in Romania si pensa che le madrine dei neonati abbiano le mani sante e ricoprano un ruolo importante nell’infanzia del bambino. Per quanto riguarda il vecchio, esso si pente e cerca un modo di pagare i suoi errori. Perciò lui diventa immortale e buono (ovviamente) decidendo di passare l’eternità a fare contenti i bambini regalando loro giocattoli durante la notte del 24 dicembre alla vigilia di Natale.

La festa di Natale in Romania.
In Romania il Natale si festeggia in modo molto tradizionale. Per noi la tradizione è molto importante perché è un modo di stare insieme e passare un periodo molto tranquillo in famiglia, mangiando, festeggiando e ridendo. I bambini si vestono in costumi tipici del Natale per andare dai vicini a cantare delle canzoni di natale. Le famiglie li accolgono offrendo loro da mangiare dolci o soldi, proprio come i tre magi che andavano in giro annunciando la nascita di Gesù Cristo. Ci sono vari artisti conosciuti in Romania che hanno dedicato numerose canzoni, chiamate colinde. Le canzoni di Natale hanno avuto origine sin dai tempi della romanizzazione della Dacia (ossia quando i romani invasero la Dacia antica, oggi conosciuta come Romania).

Tradizioni culinarie.
La tavola è ricca di cibi tradizionali. Il 20 dicembre è usanza tagliare il maiale e ricavarne la carne facendo salsicce, pancetta e diversi tipi di carni. Per quanto riguarda il dolce si fanno i colaci, cozonac (una specie di panettone fatto in casa), cornulete (piccoli cornetti di pasta sfoglia o pasta di grano ripieni o ricoperti di zucchero a velo). Naturalmente il vino rosso non manca. Tutti a tavola, in famiglia, si festeggia la nascita di Gesù. Poi dopo si va in chiesa per la Santa Messa alla vigilia di Natale. I genitori mandano i fi gli a dormire dicendo loro che Babbo Natale verrà a portare i regali. Si lascia qualcosa da mangiare per Babbo Natale, che entrerà dal balcone a portare i regali. Il secondo giorno i bambini si svegliano e trovano i regali sotto l’albero di Natale, molto contenti e soddisfatti di essere stati bravi ed educati durante l’anno. 

Viorica Enicar (Galati,Delegata Borghi Europei del Gusto) 

Paese che vai, Natale che trovi: in Romania è Crăciun fericit

pubblicato: sabato 18 dicembre 2010 da roberta
 

Il Natale in Grecia

Uno dei piu caratteristici riti della vigilia e’ la preparazione del “Christopsomo” (Χριστόψωμο) o “pane di Cristo”, una pagnotta di pane dolce che, a seconda dei posti, assume forme e nomi diversi, con decorazioni sulla crosta che rappresentano scene di vita familiare, come “croci” “pastori” ecc.
Viene preparato dalle donne ed assume il significato di una vera e propria cerimonia religiosa. Vengono utilizzati ingredienti costosi, acqua di rose, farina, sesamo, miele, chiodi di garofano e cannella pronunciando la formula: “Cristo e’ nato, la luce si accende, cresca il lievito del pane”.
Una volta formato l’impasto ne prendono la meta' e formano una ciambella e con il resto dell’impasto sagomano una croce al centro della quale pongono una noce intera. Sul resto della superficie disegnano con il coltello e la forchetta foglie, fiori, frutti, uccellini ecc. Viene poi imbandita la tavola ponendo su di essa il pane, un piatto con il miele e frutta secca. A cena il padrone di casa rompe il “pane di Cristo“ sulla sua testa e se il pezzo di sinistra e’ il piu grande, questo e’ il segno che il nuovo anno sara buono. Sara poi tagliato il giorno di Natale. Il padrone di casa fa il segno della croce dicendo Χρόνια Πολλά (chronia polla’) e distribuisce una fetta ad ogni componente della famiglia.

Ingredienti:
- 2 Kg farina
- 130 gr. lievito
- 1 tazza circa di acqua tiepida
- 700 gr. di zucchero
- 2 bicchieri da vino di olio
- 2 tazze di vino rosso caldo
- un pizzico di sale
- 2 cucchiaini di mastica pestata
- 400 gr. noci tagliate a pezzi grossi
- 500 gr. uva passa
- 2 cucchiaiate da minestra di cannella (chiodi di garofano)
- buccia di 2 arance tagliate a piccoli pezzi
- 1 bicchierino di succo d’arancia
- 1 bicchierino di cognac

Per la farcitura:
- un po’ di olio
- sesamo
- noci

Preparazione:
La sera precedente mettete il lievito in 350 gr. di farina, e un po’ di acqua. La mattina seguente aggiungete 250 gr. di zucchero, meta dell’olio e un po’ di farina. Impastate tutto bene e lasciate lievitare in ambiente caldo. Aggiungete dopo tutti gli ingredienti rimanenti e impastateli molto bene finche’ non diventa un composto morbido che non si attacca. Ricoprite il composto e lasciatelo lievitare in ambiente caldo per 1 ora e ½. Modellate il christopsomo e ponetelo in 2 grandi teglie oleate. Lasciatelo di nuovo a lievitare, ungetelo con olio e cospargetelo con il sesamo e le noci. Cuocete a forno caldo a 200 °C per 15 minuti e poi in forno medio, a 150 °C, per altri 35–40 minuti.

LE RICETTE DI NATALE

Karidopitta (Καρυδόπιτα)
Christopsomo (Χριστόψωμο)
Tacchino farcito con patate arrosto (Γαλοπούλα γεμίστη)
Kourambiedes
Μelomakarona
Anche per la Grecia il Natale rappresenta la piu' grande festa religiosa dell’anno. L'albero di Natale e il presepe, preparati con una settimana di anticipo, sono gli addobbi piu' tipici che adornano ogni casa, creando la tipica atmosfera natalizia.

La sera della vigilia e' tradizione cuocere il “christopsomo”, che vuol dire letteralmente “pane di Cristo”.
Il giorno di Natale, nelle Chiese, le funzioni religiose per festeggiare la nascita di Cristo iniziano molto presto.
Durante il periodo di 12 giorni, che va dalla vigilia di Natale all’Epifania (24 Dicembre - 6 Gennaio), quando si crede che le “acque siano sconsacrate”, i Kallikantzaroi fanno la loro comparsa sulla terra.

A Kastoria la donna di casa imprime il calco della propria mano sul pane che, secondo un'antica tradizione, simboleggia la nascita di Cristo; nell’isola di Lefkada si celebra un matrimonio tra due ceppi, uno forte che rappresenta il maschio e l’altro piu snello rappresentante la femmina, a seguire gli abitanti appiccano il fuoco e quando le fiamme si ingrandiscono leggono alcuni auspici e pregano in onore di Dio.

A Capodanno, il 1° Gennaio e' il giorno di San Basilio (corrisponde a Babbo Natale). Come per la vigilia di Natale anche per il 31 Dicembre i ragazzi in gruppo si recano di casa in casa per cantare le cosiddette “Calanda” di buon augurio per il Nuovo Anno e tenendo in mano un melograno.

La sera della vigilia, dopo il rituale scambio di saluti e doni, c'e' il taglio della “vassilopitta”, il tradizionale ciambellone di Capodanno. Anche ad Atene e nelle grandi citta' la tradizione della vassilopitta e' osservata ancora oggi; pero', normalmente non viene piu' preparata in casa ma comprata direttamente in pasticceria. La sera del 31 Dicembre si tenta anche la fortuna giocando a carte: il gioco di gruppo piu' usato e' il “31”. Nella Grecia del Nord tra il giorno di Capodanno e l’Epifania, e’ usanza mascherarsi solitamente da novella sposa, da gentiluomo o da vecchia nonnina.

Anche l’Epifania e’ considerata in Grecia una grande festa religiosa. Proprio in questo giorno l’acqua viene benedetta, purificata ed in base ad una credenza popolare si ritiene che gli spiriti maligni si allontanano dalla terra mentre l’acqua del mare diventa dolce e potabile. Alla vigilia, dopo la messa in chiesa, nei villaggi e nei quartieri il sacerdote visita tutte le case per la benedizione con un ramoscello di basilico immerso in un bicchiere di acqua benedetta con la quale cosparge le varie stanze.

Arianna Caputi
 

L’unicità di Trieste nel Nordest

trieste.jpgL’unificazione all’Italia avvenne nel 1918, ma tale annessione retrocesse Trieste al ruolo di “porto qualunque”, avendo perso, una volta svincolata dal contesto mitteleuropeo, la sua unicità.
Il secondo conflitto mondiale comportò la perdita delle terre della penisola Istriana, e della costa dalmata, passate alla neocostituita Jugoslavia, e la storia della città in quel buio periodo, è caratterizzata da numerose e tristi vicende, leggi foibe, molte delle quali gettano ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, oscure ombre. La sorte della città, pretesa dalla Jugoslavia, rimase incerta per lungo tempo: in attesa di definizione, l’entroterra venne diviso in due parti, l’una amministrata dagli angloamericani e l’altra dagli jugoslavi. Nello specifico, la città fu soggetta all’amministrazione alleata con la costituzione del Territorio Libero di Trieste. Solo nel 1954, con la firma del Memorandum di Londra, Trieste e il suo entroterra furono definitivamente restituiti all’Italia.
Ma il periodo buio non finì: invecchiamento della popolazione, industria in crisi, e così via. Ci fu lentamente la nascita di nuovi orizzonti, e poi ci fu il dissolvimento dell’exJugoslavia, che tra l’altro comportò una crisi del commercio.
Ora Trieste ha un compito più importante: i popoli veneti sono sì divisi, in Europa, fra tre stati nazionali, ma l’abbattimento delle frontiere, fra poco sparirà anche quella croata, pone Trieste al centro gravitazionale, cultura, trasporti e così via, presente ora solo in embrione. Venezia resta la memoria storica, ma Trieste può rappresentare il presente economico dei popoli di quest’area. Ora che non ci sono più ideologie guerrafondaie, non a caso i veneti hanno accolto sempre i foresti, dai romani in poi, ci può essere nuova vita e nuova linfa per questa parte delle Venezie e del Veneto nella sua totalità e per i vicini popoli.

Ma quale sviluppo


Ieri ero a Cesena, ed ho fatti alcune considerazioni. Per prima cosa ho trovato gli studenti che manifestavano.
Probabilmente protestano perché non hanno futuro, e insieme c’erano i precari della scuola e dell’università.
Se mai ci fosse stato bisogno di una prova sul campo delle teorie da Nobel sulla difficoltà di far incontrare ogni lavoro con il suo lavoratore eccola: ci sono 110mila posti che in Italia non trovano altrettanti occupanti disponibili (o capaci) a ricoprirli. O se li trovano, ciò accade con grande dispendio di tempo e risorse. (Il Sole24 Ore)
Di tornare al sistema sovietico non se ne parla, ma penso che sostanzialmente sia quello che vuole qualcuno. E faremo la fame.
Cominciamo a dare un’occhiata ai vari comparti.
Cominciamo dalla grande favola, il turismo. Nei primi dieci mesi dello scorso anno l’incoming italiano è rimasto pressoché invariato rispetto allo stesso periodo del 2008. A cambiare sono stati, invece, i comportamenti di consumo: soggiorni più brevi che hanno prodotto un calo dei pernottamenti e, conseguentemente, una spesa decisamente più contenuta degli stranieri (-7,8%).
Nelle partenze degli italiani, al contrario, non sembra diminuita la propensione all’outgoing: al calo del turismo domestico nei primi otto mesi del 2009 (-2,6% negli arrivi) è corrisposto infatti un incremento delle partenze verso l’estero (+3% tra gennaio e ottobre) anche se la relativa spesa è calata (-4,3%). Non bisogna dimenticare, però, il grande peso nel nostro Paese delle seconde case e di quelle in affitto (che sfuggono alle rilevazioni ufficiali) e che sono state probabilmente un’opzione reale per molti connazionali nell’estate 2009.
E per il 2010 il settore è rimasto in pareggio. Però si parla soltanto di grandi numeri, quelli che danno veramente soldi: i vari turismi, verde, eccetera, non offrono molto, e sono soprattutto di nicchia.
Il Pil italiano aumenta, mentre continua a diminuire il valore aggiunto agricolo. Lo sottolinea Confagricoltura in relazione alla stima preliminare dell'Istat sul prodotto interno lordo nel III trimestre 2010 (+1,0% rispetto al terzo trimestre del 2009 e +0,2% rispetto al trimestre precedente).
Nonostante la crescita degli agriturismi, sono state cancellate 5000 aziende agricole nel 2010, per cui anche qui si parla di numeri in calo. Possiamo dire che questo riflette l’andamento del settore, perché il sottodimensionamento continua a persistere, e la crescita dimensionale piuttosto rallentata.
L’industria si arrabatta e continua ad evolversi. Il Lingotto vuole restare in Italia ed è disposto a monetizzare con aumenti salariali l’incremento di efficienza nelle fabbriche, che sono l’anello debole del sistema. Appunto, l’anello debole: occorre migliorare le performances del prodotto orario e delle ore lavorate. E ciò vale anche per le medie e piccole aziende. Dovranno allearsi in qualche modo, ma per sopravvivere non c’è altra strada. Soltanto l’industria riuscirà a salvarci.
Il commercio dipende dalla capacità di spesa dei consumatori: vediamo ogni giorno che i negozi pian pianino chiudono. E i grandi non ridono.
I servizi, soprattutto quelli nuovi, non reggono: ricordo quando si diceva che bisognava avere più programmatori di computer. A me non serve, ci pensano le grandi aziende a fornire i programmi a costi tutto sommato accettabili.
C’è tutto un proliferare di cosiddetti esperti nell’agroalimentare, meglio nell’enogastronomia. In teoria dovrebbero far propaganda dei territori. Ma poi…. Spesso è solo un modo per far  propaganda ai politici, che poi non fanno niente.
E allora dico a quegli studenti: prendete a calci nel sedere chi vi ha fatto iniziare una strada sbagliata, politici, genitori,siamo al verde.gif
Scritto da : mauroriotto

L'Ustal entra nella rete d'informazione l'Italia del Gusto

L'Ustal (Unione Stampa Locale) ha dato la propria adesione alla rete di informazione L'Italia del gusto e all'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del gusto.

Questa scelta 'anticipa' i nuovi orientamenti che stanno emergendo dalle esperienze di comunicazione territoriale
delle due reti : orientamenti che indicano una sterzata verso l'informazione, superando  un certo eventismo che aveva caratterizzato le iniziative di questi ultimi due anni.
La riflessione in corso annuncia importanti correzioni di rotta.

martedì 7 dicembre 2010

Le Visite Gustose alla Pasticceria Cargnello di Col San Martino


I Comunicatori del Festival Europeo del Gusto si sono fermati più volte a 'consumare' una colazione,nelle prime ore del mattino, alla Pasticceria Cargnello di Col San Martino.
L'ambiente è luminoso, pulito, con un arredamento di sobria eleganza ( ben longano dagli effetti kitsch di certi locali o dal minimalismo esaperato di altri).
Un fornito angolo di lettura accompagna gli avventori che vogliano trascorerre qualche scampolo di tempo non alienato in questa autentica bomboniera.
Buono il caffè (ottenuto dalla scelta e dalla combinazione personalizzata delle materie prime) ; ottime le brioches, con una scelta davvero inusitata e ampia.
Certamente un indirizzo da segnarsi con convinzione !

Il racconto della Pasticceria Cargnello


Questo nostro 'lavoro' vagabondo ci porta, come diceva con rara intelligenza il decano dei giornalisti trevigiani, a 'consumare' le suole delle scarpe e (aggiungiamo, noi), anche le gomme delle nostre vetuste carrette.
Già,non apparteniamo alla generazione dei giornalisti a 'gettone' ,che scrivono dopo una ambiziosa intervista telefonica. Preferiamo ancora guardare i nostri interlocutori direttamente negli occhi.
Così succede anche alla Pasticceria Cargnello, in quel di Col San Martino, nella sinistra Piave trevigiana.
Mamma Annarita,Michele e Serena hanno poche esitazioni , quando ci consegnano la loro filosofia
“ Offriamo agli appassionati dolci genuini,fatti seguendo antiche ricette e selezionando materie prime di altissima qualità, senza l'uso di preparati industriali o conservanti chimici”.
Non vi è da sbagliarsi.
Né sbaglia il nostro palato, impegnato com'è, a gustarsi le eccellenze di questi signori.
Vi è una storia di famiglia, alle spalle. E che storia.
Nonno Giobatta aveva un panificio-pasticceria fin dagli anni '50. Poi,negli anni '90, la svolta e il trasferimento nel nuovo sito.
Il 'pianeta' Cargnello si sbizzarrisce dalle brioches alla biscotteria,dalla pasticceria fresca ai panettoni,dai pandori alle colombe,soffermandosi sui dolci di carnevale e il cioccolato : è una continua riscoperta di profumi ed emozioni che rappresentano l'autentica passione che i Nostri sanno trasmettere.
Quel che ci colpisce è poi una frase. Semplice semplice:
“ Creiamo i dolci come dovessimo mangiarli noi”.
Vi è poi un altra aspetto da non trascurare.
Il senso di ospitalità e di buona accoglienza che si respira nella pasticceria.
La qualità e la cortesia sono valori immateriali che rinviano direttamente ad una cultura, ad un savoir faire,che debbono contraddistinguere i nostri artigiani del gusto.
Tutto questo è il pianeta Cargnello.
E , scusate se è poco !