Il Mais Sponcio è un'antica varietà
coltivata nella Val Belluna.
La pianta presenta spighe affusolate a
tutolo bianco, è alta e vigorosa e la sua maturazione è
medio-precoce con impollinazione libera.
Tutte queste caratteristiche hanno
fatto si che questa particolare pianta di mais si potesse
perfettamente adattare alle difficili condizioni climatiche ed
ambientali della provincia di Belluno.
Le cariossidi (semi) sono a punta e al
tatto pungono. Questa sua particolare caratteristica ha fatto si che
il mais, in dialetto, venisse chiamato Sponcio, cioè che punge.
Oggi, in onore del nome dialettale, nei negozi troverete quindi il
Mais Sponcio.
La polenta che si ottiene dalla farina
di mais sponcio è la tradizionale polenta gialla di montagna: densa,
soda, forte e profumata, con le caratteristiche pagliuzze marroni.
Il risultato è dovuto all'esclusivo
utilizzo di questa farina, che presenta cariossodi dal colore
giallo-arancio e consistenza vitrea e dalla successiva macinatura
semi-integrale a pietra.
Grazie quindi, alla lontananza dai
grandi centri urbani, vie di comunicazione e insediamenti produttivi;
il mais sponcio riesce nelle fasce pedemontane feltrine e bellunesi a
sopravvivere. Inoltre, in questo modo, fa si che il territorio della
Val Belluna non venga abbandonato, ma anzi recuperato e valorizzato.
Tutto ciò è estremamente importante
per mantenere un elevato grado di naturalità nella vallata e per
mantenere e preservare la biodiversità alimentare e vegetale.
Storia
Nel 1588 si segnala a Feltre la
presenza del mais e successivamente, nel 1637, la “panocia” è
già capillarmente diffusa sul territorio (Gasperin Danilo, Polenta e
formenton 2002).
Da questo periodo storico non si riesce
però a risalire ai nomi delle varietà. Infatti è necessario dover
attendere fino al 1882, quando G. Cantoni e le successive
campionature del 1904 a cura della Cattedra Ambulante di Agricoltura
di Belluno, trovano precisi riferimenti ai mais rostrati o a becco
(ovvero al nostro mais sponcio).
Da Gazzi D. (Cereali del Veneto, 2003)
emerge che la diffusine del mais (e quindi anche lo sponcio) sia
connessa alle emigrazioni in America del Sud di fine '800.
Dal momento in cui il mais entra nella
scena montana, prende due strade: lo sviluppo scientifico e la
sapienza contadina (Gazzi Daniele, Cereali del Veneto 2003).
Per recuperare quindi, importanti
varietà ed ecotipi locali di mais, la Regione Veneto ha promosso
negli anni 2000, il progetto “Interventi per la tutela e la
conservazione del germoplasma cerealicolo del Veneto”. Questo
progetto è stato gestito dall'Istituto “Strampelli” di Lonigo e
curato dall'Istituto Agrario di Feltre e dal Museo Etnografico
Provinciale.
Il Mais Sponcio è stato scelto come
varietà prediletta dagli imprenditori agricoli locali. Dal 1999 la
Cooperativa ne ha avviato con successo la sua produzione, promozione
e valorizzazione; tanto da dover creare un consorzio di tutela nel
2008.
Il consorzio di tutela
Grazie al grande successo che la
coltivazione di questa varietà ha riscontrato, nel 2008 è stato
costituito il Consorzio di tutela del Mais Sponcio; finalizzato alla
tutela del prodotto e dei produttori.
Ad oggi il consorzio raggruppa XXX
coltivatori, con una superficie coltivata di XXX ettari. La
coltivazione avviene esclusivamente sul territorio Bellunese e segue
un severo disciplinare di produzione, sostenibile ed eco-compatibile.
Le successive fasi di molitura e confezionamento sono affidate alla
Cooperativa che inoltre ne cura anche la vendita e la promozione.
Riconoscimenti
Per le sue peculiari caratteristiche
organolettiche e la sua storia, il Mais Sponcio e, quindi anche la
sua farina, sono presenti:
nell'elenco nazionale dei Prodotti
Agroalimentari Tradizionali del Veneto;
tra le varietà a rischio di
erosione genetica meritevole di valorizzazione della Regione Veneto;
nei i prodotti della "Carta
Qualità del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi;
è presente anche tra i "Sapori
della Strada dei Formaggi e Sapori delle Dolomiti Bellunesi".