L’Ecomuseo delle Acque, nato per
ritrovare, interpretare, conservare e valorizzare il patrimonio
materiale e immateriale del Gemonese, con questo progetto ha promosso
e assecondato un modello di sviluppo che si fonda sulla cultura
locale e sulle risorse e vocazioni del territorio.
Legare l’identità locale ad un
prodotto della tradizione, il pan di sorc, ha significato: indagare
nella memoria storica della comunità, riscoprire pratiche colturali
e saperi tecnici quasi estinti, prendersi cura di un patrimonio di
grande valenza culturale, intervenire sulla qualità delle produzioni
e del paesaggio, creare una rete d’imprese che impegna agricoltori,
mugnai, fornai, ristoratori e commercianti a lavorare uniti per una
finalità comune.
Si è raggiunto il risultato di ridare
spazio e prospettive a un’agricoltura legata alle tradizioni e
garantire nuovo impulso a una microeconomia che valorizza luoghi,
lavori e produzioni di qualità. Il progetto “Pan di Sorc” si è
concretizzato anche grazie a un finanziamento del GAL Euroleader.
Ecomuseo delle Acque del Gemonese
largo Beorcje 12 – Borgo Molino
33013 Gemona del Friuli (UD)
+39 338 7187227
e-mail: info@ecomuseodelleacque.it
www.ecomuseodelleacque.it
Il Pan di Sorc
Il pan di sorc è un pane realizzato
con la miscela di tre farine: mais (sorc in lingua friulana) a ciclo
vegetativo breve (cinquantino), frumento e segale, un tempo si
impastava in casa e poi si portava al forno per la cottura. Nelle
comunità di Buja e Artegna questo pane diventava dolce e speziato
con l’aggiunta di fichi secchi e semi di finocchio selvatico ma
anche uvetta, cannella e noci. Questa variante tradizionalmente si
preparava per le festività natalizie e si regalava come dolce ben
augurante.
Il pan di sorc secco veniva utilizzato
anche come ingrediente del crafùt, una polpetta fatta con fegato di
maiale macinato finemente e impastata con pane, uva sultanina, scorze
di limone, mele, salata e speziata e avvolta nel mesentere (membrana
che sostiene l’intestino) dello stesso suino, alla fine cotta in
abbondante soffritto di cipolla e servita con polenta morbida di
cinquantino.
Entrambe le preparazioni ricordano
altrettanti prodotti in uso ancora oggi nelle comunità d'oltralpe
frequentate dai fornaciai friulani a cavallo tra Ottocento e
Novecento come lo Stollen e il Leberwurst.
L’abbandono della pratica della
coltivazione del cinquantino e i mutati gusti alimentari, alla fine
degli anni Sessanta avevano relegato il prodotto ad un consumo
unicamente casalingo e rischiava l'estinzione.
Il Presidio Slow Food ha ridato slancio
all'antica ricetta dolce e riportato sulle tavole il pan di sorc oggi
commercializzato sia nella versione dolce che in quella salata.
Il progetto “Pan di Sorc” si pone
nell’ottica della valorizzazione del patrimonio culturale locale,
un complesso aggregato di natura e storia, abitudini, lingua e
tradizioni. La riscoperta di un prodotto agroalimentare della
tradizione locale diventa così strumento strategico per occuparsi
“attivamente” del territorio, affrontare una serie di argomenti
strettamente intrecciati e complementari (esplicitando la vocazione
“interdisciplinare” dei processi di promozione della cultura
locale), intervenire sulla qualità della vita e del paesaggio,
creare una rete di scambi e relazioni con enti, istituti e
associazioni per introdurre strategie di sviluppo rurale incentrate
sulla sostenibilità ambientale.
Le finalità del progetto sono
molteplici: il recupero di vecchie varietà di cereali un tempo
coltivate e ora circoscritte a piccolissimi areali di coltivazione;
l’organizzazione di una rete di “conservatori” che si impegnino
a preservare parte del germoplasma presente a livello locale;
l’ottimizzazione delle pratiche agricole attraverso la rotazione e
la successione delle colture; la sperimentazione di tecniche
agronomiche sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed
economico; l’avvio di una filiera agroalimentare, di raccordo tra
produttori, trasformatori e consumatori; la riqualificazione del
paesaggio agrario; la trasmissione di saperi e memorie.
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