domenica 20 dicembre 2015

L'Ecomuseo delle Acque e il Pan di sorc



L’Ecomuseo delle Acque, nato per ritrovare, interpretare, conservare e valorizzare il patrimonio materiale e immateriale del Gemonese, con questo progetto ha promosso e assecondato un modello di sviluppo che si fonda sulla cultura locale e sulle risorse e vocazioni del territorio.
Legare l’identità locale ad un prodotto della tradizione, il pan di sorc, ha significato: indagare nella memoria storica della comunità, riscoprire pratiche colturali e saperi tecnici quasi estinti, prendersi cura di un patrimonio di grande valenza culturale, intervenire sulla qualità delle produzioni e del paesaggio, creare una rete d’imprese che impegna agricoltori, mugnai, fornai, ristoratori e commercianti a lavorare uniti per una finalità comune.
Si è raggiunto il risultato di ridare spazio e prospettive a un’agricoltura legata alle tradizioni e garantire nuovo impulso a una microeconomia che valorizza luoghi, lavori e produzioni di qualità. Il progetto “Pan di Sorc” si è concretizzato anche grazie a un finanziamento del GAL Euroleader.
Ecomuseo delle Acque del Gemonese
largo Beorcje 12 – Borgo Molino
33013 Gemona del Friuli (UD)
+39 338 7187227
e-mail: info@ecomuseodelleacque.it
www.ecomuseodelleacque.it


Il Pan di Sorc
Il pan di sorc è un pane realizzato con la miscela di tre farine: mais (sorc in lingua friulana) a ciclo vegetativo breve (cinquantino), frumento e segale, un tempo si impastava in casa e poi si portava al forno per la cottura. Nelle comunità di Buja e Artegna questo pane diventava dolce e speziato con l’aggiunta di fichi secchi e semi di finocchio selvatico ma anche uvetta, cannella e noci. Questa variante tradizionalmente si preparava per le festività natalizie e si regalava come dolce ben augurante.
Il pan di sorc secco veniva utilizzato anche come ingrediente del crafùt, una polpetta fatta con fegato di maiale macinato finemente e impastata con pane, uva sultanina, scorze di limone, mele, salata e speziata e avvolta nel mesentere (membrana che sostiene l’intestino) dello stesso suino, alla fine cotta in abbondante soffritto di cipolla e servita con polenta morbida di cinquantino.
Entrambe le preparazioni ricordano altrettanti prodotti in uso ancora oggi nelle comunità d'oltralpe frequentate dai fornaciai friulani a cavallo tra Ottocento e Novecento come lo Stollen e il Leberwurst.
L’abbandono della pratica della coltivazione del cinquantino e i mutati gusti alimentari, alla fine degli anni Sessanta avevano relegato il prodotto ad un consumo unicamente casalingo e rischiava l'estinzione.
Il Presidio Slow Food ha ridato slancio all'antica ricetta dolce e riportato sulle tavole il pan di sorc oggi commercializzato sia nella versione dolce che in quella salata.

Il progetto “Pan di Sorc” si pone nell’ottica della valorizzazione del patrimonio culturale locale, un complesso aggregato di natura e storia, abitudini, lingua e tradizioni. La riscoperta di un prodotto agroalimentare della tradizione locale diventa così strumento strategico per occuparsi “attivamente” del territorio, affrontare una serie di argomenti strettamente intrecciati e complementari (esplicitando la vocazione “interdisciplinare” dei processi di promozione della cultura locale), intervenire sulla qualità della vita e del paesaggio, creare una rete di scambi e relazioni con enti, istituti e associazioni per introdurre strategie di sviluppo rurale incentrate sulla sostenibilità ambientale.
Le finalità del progetto sono molteplici: il recupero di vecchie varietà di cereali un tempo coltivate e ora circoscritte a piccolissimi areali di coltivazione; l’organizzazione di una rete di “conservatori” che si impegnino a preservare parte del germoplasma presente a livello locale; l’ottimizzazione delle pratiche agricole attraverso la rotazione e la successione delle colture; la sperimentazione di tecniche agronomiche sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico; l’avvio di una filiera agroalimentare, di raccordo tra produttori, trasformatori e consumatori; la riqualificazione del paesaggio agrario; la trasmissione di saperi e memorie.

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