venerdì 31 dicembre 2010

Ranzo diventerà borgo europeo del gusto ?

Paese della media Val d’Arroscia, Ranzo si estende nel fondovalle del torrente che ne separa il territorio, ripida e ammantata da folti castagni la parte destra, dolcemente acclive e coltivata a olivi e vigne la sinistra. L’origine del nome è incerta: secondo alcuni anticamente aveva il titolo di “Rantium ad Plebem”; per altri l’origine del nome sarebbe la parola “pancio”, che nel dialetto locale significa “difesa”. Quest’ultima ipotesi sembra convalidata dal fatto che gli abitanti della Val d’Arroscia avessero costruito un sistema di castello, per difendersi dalle frequenti incursioni saracene. Possesso del Marchese Bonifacio del Vasto, Ranzo passò poi al Marchesi di Ceva, Clavesana e Savona, commissionari del castello medioevale di cui oggi restano solo pochi ruderi, i quali già nel 1234 si sottomisero alla Repubblica di Genova. Per tutto il quattrocento Ranzo e la Val d’Arroscia in generale, furono alternativamente sottoposte a Genova e a Milano.

In questa stretta fascia di terra, limitata a nord dalle montagne e in fronte dal mare, la tradizionale attività agricola della olivicoltura è affiancata dalla coltivazione della vite (con produzione di vino bianco denominato “Pigato”). Qui fare vino è considerata impresa “eroica”: sono piccoli vigneti, strappati con fatica dall’uomo alla montagna, situati su magnifiche terrazze livellate metro per metro, ed esposti al dolce calore del sole. Questo patrimonio produttivo è anche in grande valore culturale che deve essere tutelato, pena la perdita di una storia e di una tradizione millenaria.
IN CUCINA
Produzioni alimentari: olio, vino, fiori e piante aromatiche, frutta.
Piatti tipici: coniglio alla ligure, ravioli, buridda, pan frito, lumache.

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